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Emergenza-informazione, sotto attacco la libertà di stampa

Aria pesante nel mondo dell’informazione. Si moltiplicano gli attacchi al diritto di cronaca e all’indipendenza del giornalismo. Si assiste in continuazione a minacce verso gli operatori dell’informazione, spesso anche in forma preventiva, una vera e propria offensiva scatenata dal mondo politico verso i media. Esemplare il comportamento dei rappresentanti dell’esecutivo più a destra dalla nascita della Repubblica.

E’ ormai quotidiano l’annuncio di denunce e querele verso testate giornalistiche, direttori, cronisti di carta stampata, tv e web. Studi legali si mobilitano ancora prima che esca un’inchiesta o vada in onda una puntata televisiva. Spesso tentativi vani e inconcludenti, il più delle volte atti che prendono la forma di “querele temerarie”, iniziative bavaglio che hanno l’esclusivo scopo di intimidire e interdire l’esercizio del libero diritto di cronaca.

Comportamenti che si affiancano all’occupazione dei vertici di snodi fondamentali come il servizio pubblico televisivo. Un attacco in più direzioni che punta a calpestare, in ultima analisi, il diritto dei cittadini, garantito in Costituzione, ad essere informati in maniera ampia e corretta. Senza dimenticare che ogni giorno, sul nostro territorio nazionale, ci sono cronisti che sfidano la criminalità organizzata, che colpisce uomini e donne dello Stato, come pure gli operatori dell’informazione.

Tutto questo offre un quadro allarmante dello stato dell’informazione nel Paese, delinea un’emergenza che va tenuta sotto costante osservazione. Una condizione generale che affonda le sue radici, nel mondo dell’informazione, in una diffusa presenza di lavoro nero, precario e malpagato, l’esatto contrario di ciò che potrebbe rafforzare indipendenza e autonomia dei giornalisti, spesso non tutelati nei confronti dello strapotere di editori e proprietà, non esenti da conflitti di interesse.

Contratti deboli, interessi forti, tutele incerte, delineano un mondo del lavoro che non lascia indifferente il sindacato confederale, chiamato a dare voce, con la sua presenza e la sua mobilitazione, a chi è più debole e incapace di farsi ascoltare nel villaggio globale.

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