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Contro la guerra un impegno pacifista ampio e coerente

Qualsiasi discorso sul conflitto che sta incendiando il cuore dell’Europa non può prescindere dall’articolo 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Un principio forte, ineludibile, chiaro, che anche la piattaforma della mobilitazione “La Via Maestra” evoca rilanciando la necessità di “costruire la pace e fermare la guerra” ovunque ciò sia necessario.

E’ indispensabile un’azione che poggi sulla capacità di considerare ciò che sta accadendo con uno sguardo lungo, in una prospettiva ampia. Nel caso della guerra in Europa, occorre un punto di vista che escluda che una semplice escalation di armamenti, una politica affidata alla prosecuzione e un allargamento del conflitto, il mito di una “guerra giusta”, possano mettere fine alla sanguinosa guerra di cui è vittima soprattutto la popolazione civile. Soluzioni di questo genere restano al di qua della costruzione di una pace vera e duratura.

La guerra in Ucraina, partita con il grave attacco da parte della Russia, è diventata via via uno scontro tra l’intera Nato e la Russia, con un coinvolgimento sempre più esteso e incontrollato, perciò sempre più rischioso, di soggetti che vi partecipano. A 30 anni dalla sua morte, ricordiamo come fosse ferma convinzione del prete pacifista don Tonino Bello il fatto che la pace e la giustizia fossero come due sorelle che si tengono per mano.

Dunque è necessario non limitarsi a soppesare le forze in campo e la potenza di fuoco dei protagonisti, scambiando l’effetto con la causa: la guerra appartiene ad un orizzonte economico e sociale fatto di privilegi e sfruttamento di pochi nei confronti di tanti – di quell’orizzonte è elemento costitutivo e garanzia. La guerra va fermata ad ogni costo mettendo in discussione, alla radice, proprio il suo fondamento, fatto di ingiustizia e difesa di uno stile di vita che riguarda il 10% della popolazione mondiale. E se finora le missioni diplomatiche, i tentativi di mediazione, l’impegno delle istituzioni non hanno prodotto risultati significativi, è urgente che i no alla guerra che salgono dal basso scendano in campo e  chiedano, con forza e determinazione, la fine della guerra. In Ucraina, come nel resto del mondo.

Rilanciare un pacifismo forte e consapevole, ampio e plurale, resta l’unica vera “Via Maestra” da percorrere, per il sindacato, per tutte le forze politiche e sociali. Con coerenza e coraggio.

Andrea Giacometti – Responsabile Ufficio Stampa Cgil Varese

 

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