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Il diritto alla casa riparte dai quartieri popolari

 

Con la legge di bilancio approvata nel dicembre 2022, il governo Meloni ha scelto di azzerare il Fondo nazionale contributo affitto e morosità incolpevole che dal 1998 (L.431) costituiva l’unica e l’ultima forma di politica pubblica a sostegno del diritto all’abitare sopravvissuta all’aggressione neoliberista.

All’immediata mobilitazione dei sindacati degli inquilini allarmati da una scelta tanto miope, di fronte ad una montante crisi sociale, erano seguite le prese di posizione di alcuni consigli comunali lungo tutta la penisola. Oggi arriva il grido d’allarme di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che presentando il “Manifesto per l’emergenza Casa” chiede a gran voce l’immediato rifinanziamento del fondo, prima che un’ondata di sfratti si abbatta sui comuni italiani, senza che le amministrazioni abbiano peraltro le risorse minime per affrontarne le conseguenze.

Non si tratta di teoria o ipotesi pessimistiche in vista di un futuro ancora incerto, ma al contrario della realtà con cui ci troviamo a fare i conti quotidianamente, negli incontri con gli utenti, presso i nostri sportelli sparsi per la provincia di Varese. Se il susseguirsi della crisi energetica, dell’esplosione dell’inflazione, della sostanziale abolizione del reddito di cittadinanza contribuivano a creare un contesto favorevole all’inasprirsi della crisi sociale, l’azzeramento del fondo ne ha provocato un’ulteriore accelerazione i cui effetti si misurano in modo drammatico: molti cittadini si trovano di fronte alla scelta di pagare le bollette o l’affitto, di utilizzare l’acqua calda o comprare il cibo.

In un contesto di grave emergenza lottare affinché giungano al più presto risposte concrete a bisogni tanto impellenti è prioritario. Tuttavia tale necessità non ci deve distogliere dagli elementi di contraddizione che fondano l’attuale scenario e intorno ai quali bisogna aprire uno spazio di discussione e conflittualità, per riaffermare il diritto all’abitare, non solo come accesso alla casa, ma in senso più ampio come misura della qualità della vita nelle nostre città.

E’ necessario affermare la centralità delle politiche pubbliche nella trasformazioni urbane, a partire dall’elaborazione di un nuovo Piano Casa che consenta al contempo di incrementare l’attuale patrimonio pubblico, attualmente insufficiente, vetusto, e in progressiva dismissione (attraverso le continue vendite) e indirettamente di calmierare i canoni privati, agendo sull’offerta complessiva di alloggi.

Infatti, per quanto attiene il mercato privato, il sistema dei contratti di locazione a canone concordato (contenimento dei canoni a fronte di agevolazioni fiscali) come evidente dall’attuale contesto non è sufficiente per esercitare un controllo complessivo sulle dinamiche di mercato, poiché riservato ai comuni ad alta tensione abitativa (in Provincia di Varese 8 su 136). Come Sunia da tempo chiediamo che le agevolazioni fiscali siano concesse in tutti i comuni intaliani, ma limitatamente ai contratti a canone concordato, stipulati conformemente agli accordi territoriali frutto della contrattazione tra sindacati degli inquilini e associazioni dei proprietari.

La necessità di questo cambio di paradigma è particolarmente evidente in un ambito che in queste settimane ha finalmente occupato importanti porzioni del dibattito pubblico: l’accesso alle abitazioni per gli studenti fuori sede.

Se il diritto allo studio viene messo in discussione dall’assenza di un numero sufficiente di alloggi universitari e da canoni di mercato inaccessibili per ampie fasce di studenti, i finanziamenti previsti dal Pnrr e dai successivi decreti attuativi rischiano di costituire l’ennesima penetrazione degli interessi privati nella sfera pubblica con un drenaggio di risorse, nei fatti non vincolate, da parte di operatori di settore, a scapito di quegli studenti e quelle studentesse che avrebbero bisogno di alloggi realmente accessibili e degni.

In questo contesto tanto grave e complesso il Sunia di Varese, al fianco della Cgil, ha deciso di promuvore alcuni progetti che rilancino l’azione di tutela sul nostro territorio e che si affianchino ai momenti di ricezione del pubblico presso le nostre strutture.

Verranno infatti attivate azioni di monitoraggio e ascolto nei quartieri popolari di Busto Arsizio e Varese, a partire dagli stabili di edilizia pubblica, per ripartire dai bisogni di inquilini e assegnatari e per rilanciare un’azione territoriale capace di aggregare le persone e individuare istanze concrete intorno a cui fondare reali processi democratici di mobilitazione e rappresentanza.

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