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Contraddittoria e inadeguata la politica sui migranti

Con gli sbarchi a Lampedusa si è acceso il dibattito mediatico e politico sul fenomeno immigrazione con le solite narrazioni sui suoi flussi e la provenienza dei cittadini migranti.

Fare rimanere come emergenza un fenomeno strutturale peggiorando l’accoglienza già cronicamente inadeguata è un operazione trivialmente ben orchestrata ai fini di distrarre l’attenzione della cittadinanza di fronte al costo della vita e ad altri problemi sociali. Siamo riusciti a semplificare, collegare e ridurre “l’immigrazione irregolare” ai soli drammatici arrivi via mare pur rappresentando circa 20% degli arrivi. Va invece ricordato che le migrazioni internazionali ( 281 milioni di migranti nel mondo) sono variegate e i migranti arrivano via tanti altri mezzi; aereo, autobus, auto privati con documenti regolari o no.

Ad arrivare in Italia “regolarmente” al di fuori del meccanismo di ricongiungimento familiare, sono i “fortunati” cittadini dei seguenti Paesi esenti dall’obbligo di visto d’ingresso per soggiorni di durata massima di 90 giorni su un periodo di 180 giorni, per turismo e invito: Albania, Andorra, Antigua e Barbuda, Argentina, Bahamas, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Dominica, El Salvador, Georgia, Grenada, Guatemala, Honduras, Malaysia, Macedonia del Nord, Mauritius, Messico, Moldavia, Monaco, Montenegro, Nicaragua, Nuova Zelanda, Palau, Panama, Paraguay, Perù, Serbia, Seychelles, Singapore, Taiwan, Timor Est, Tonga, Trinidad e Tabago, Tuvalu, Ucraina, Uruguay, Venezuela…….

In realtà molte di queste persone rimangono oltre la scadenza del periodo consentito e costituiscono i “overstayers irregolari” e che vengono “regolarizzati” con le periodiche sanatorie.

Se non si può negare il fenomeno molto visibile e drammatico degli sbarchi, si può comunque chiedere come devono fare i cittadini “sfortunati” dell’Africa (visto che si parla solo di quello continente) ad arrivare in Italia/Europa di fronte al rifiuto di quasi 95% delle richieste dei visti e soprattutto per chi sfugge da pericoli? La risposta la sappiamo: Devono stare a casa loro”.

Se i propagandisti pensano che aumentando i centri di permanenza e rimpatri (CPR), prolungando da 12 a 18 mesi la detenzione di persone che hanno commesso solo il “reato” di essere entrati in Italia “irregolarmente” si riuscirà a frenare l’immigrazione, allora abbiamo la prova e la conferma della loro  mancanza di volontà e incapacità a gestire il fenomeno. I soldi che serviranno per incrementare i CPR, per fare il blocco navale e per “corrompere” dei dirigenti ai fini dell’esternalizzazione delle frontiere potrebbero essere investiti per un accoglienza dignitosa di questi cittadini perché come dicono i dati, abbiamo bisogno di “nuovi cittadini” di fronte al calo della popolazione. L’abrogazione della legge Bossi Fini prevedendo la sponsorizzazione degli ingressi da parte di persone fisiche o morali potrebbe consentire gli ingressi regolari nell’ottica di coprire il fabbisogno di manodopera richiesta da più settori di attività. I piani (piano Mattei per l’Africa) con per i paesi “poveri”devono iniziare da accordi di cooperazione veri e non quelli subalterni tra paesi sfruttatori e paesi sfruttati. Se le multinazionali iniziassero a pagare la giusta tassa e imposta nei paesi sfruttati sarebbe l’inizio “dell’aiuto a casa loro” nei paesi di cui provengono i migranti indesiderati. Dal sito aggiornato dell’ENI che è presente in Algeria, Angola, Costa d’Avorio, Congo, Ghana, Nigeria, Mozambico…, si legge che “l’Africa fornisce oggi oltre la metà della nostra produzione di greggio e gas naturale”. Quanto e quali sono le ricadute di questa performance sulle popolazioni locali ?  Lo sviluppo può essere dappertutto a condizione che  ci siano delle buone intenzioni e un ordine mondiale umano. L’ipocrisia può durare per un tempo ma non potrà durare per  tutto il tempo. Gridiamo quindi “vergogna” a chi non può tassare gli extra profitti ma chiede 5000 euro al povero migrante per non mandarlo in un centro di detenzione.

Yao Jacques Amani – Ufficio Migranti Cgil Varese

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