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Cgil Varese Informa – Anno I – Numero 16

Sciopero!

Dopo mesi di presidi, manifestazioni di sabato, assemblee provinciali con i delegati e i pensionati, abbiamo deciso di proseguire con lo sciopero generale. Perché i bisogni delle persone sono reali e le risposte del governo insufficienti, perché l’economia è in recupero – le imprese lavorano ormai quasi tutte a pieno regime – ma l’occupazione non segue lo stesso andamento, anzi la nuova occupazione è sempre più precaria. Scioperiamo perché quando si tratta di alleggerire la pressione fiscale i soldi arrivano alle imprese senza alcun vincolo di assunzioni, arrivano consistenti ai pochi che hanno alti redditi dimenticandosi delle fasce di lavoratori e pensionati che hanno salari e pensioni basse. Con la legge di bilancio, una manovra espansiva, il governo anziché agire aumentando le detrazioni per i redditi da lavoro dipendente e pensioni e recuperare l’evasione fiscale, procede con un condono e agevola i redditi più alti anche con la riduzione delle aliquote fiscali.

Grazie all’adesione delle lavoratrici e dei lavoratori e alla partecipazione delle pensionate e dei pensionati il 16 dicembre lo sciopero è riuscito e per raggiungere la manifestazione che partiva da piazza Castello a Milano abbiamo organizzato le partenze in modo diffuso in tutta la provincia, con i pullman, in treno e con le auto.

Abbiamo scioperato contro la legge di bilancio che non tiene conto delle persone più deboli per quanto riguarda il fisco, la precarietà, le pensioni, la scuola, la sanità, le delocalizzazioni, le politiche industriali. Da mesi abbiamo presentato la piattaforma unitaria contenente precise proposte su tutti questi temi e, pur in presenza di qualche risultato positivo, abbiamo giudicato insufficienti le risposte del governo.

Per preparare lo sciopero, abbiamo intensificato la nostra presenza nei luoghi di lavoro, numerose le assemblee fatte pur in uno spazio di tempo assai ridotto. Abbiamo incontrato numerosi lavoratori, abbiamo spiegato loro le motivazioni dello sciopero. Nessuno tra loro ci è venuto a dire che lo sciopero era inadeguato, inopportuno, sbagliato o che addirittura portava tristezza, come ha dichiarato il presidente di Confindustria. Perché i giovani che abbiamo incontrato lo sanno bene come sia impossibile organizzare il proprio futuro passando da un contratto di poche settimane all’altro; oppure le donne, le più precarie che, oltre al lavoro di cura famigliare (non riconosciuto), conoscono bene la condizione di part time involontario di 15 o 20 ore alla settimana.

Il 16 di dicembre non è l’atto finale della mobilitazione sindacale contro la legge di bilancio, è l’inizio di un percorso in una fase dove oltre il PNRR rivendichiamo investimenti aggiuntivi. Vogliamo risposte concrete contro la precarietà, le disuguaglianze, il lavoro delle donne, la riforma della legge Fornero, la legge per la non autosufficienza, maggiori investimenti nella scuola e nella sanità.  Vogliamo risposte concrete sul primo di tutti i problemi che è la sicurezza sul lavoro.  L’anno 2021 ce lo ricorderemo anche come anno dalla strage continua per i morti sul lavoro. Dal 2020 con la ripresa delle attività sono aumentati via via anche gli infortuni gravi e mortali sul lavoro. Per ogni lavoratrice o lavoratore che perde la vita tanti i cordogli, qualche sdegno dalla politica, nient’altro rispetto ai necessari e urgenti interventi di controllo massicci che rivendichiamo da tempo. Anche per questo, sicuro, sciopereremo ancora!

Vogliamo impegnarci di più per raggiungere un più alto numero di luoghi di lavoro, di cittadini. Lavoriamo affinché le prossime mobilitazioni siano unitarie e ancora più partecipate. Ne abbiamo la forza, ne abbiamo il coraggio.

Il percorso è lungo e non facile ma l’unico che vale la pena di intraprendere.

Per il futuro di tutti.

Stefania Filetti – Segretario Generale Cgil Varese


Sciopero generale, mettiamo ancora il lavoro al centro

Nelle imprese metalmeccaniche della provincia di Varese lo sciopero generale del 16 dicembre è stato fatto diffusamente, estendendosi nelle aziende piccole e medie dove vi è un insediamento sindacale.

Il raffronto va fatto con le iniziative del 2019 (con la manifestazione a Milano a giugno) e con lo sciopero del 5 novembre 2020 sul rinnovo del contratto. Iniziative che – va ricordato – vedevano anche la partecipazione della Fim, oltre a quella della Fiom e della Uilm.

Ebbene, possiamo dire che il livello di adesione è stato in linea con le iniziative sopra citate, ricalcando in buona misura la maggior o minor propensione allo sciopero storicamente radicata in ogni azienda (con alcuni leggeri scostamenti in eccesso o in difetto da un’azienda all’altra).

Sicuramente è stato uno sciopero non totale, ma diffuso, tangibile, radicato, riscontrabile in decine e decine delle nostre aziende.

Lo sciopero del 16 dicembre è stata un’iniziativa molto rilevante. Alla vigilia, nell’assordante silenzio generale – dei media, tra le forze politiche, nel dibattito pubblico – sul come dar valore al lavoro, lo sciopero si presentava certo necessario per una questione di salute pubblica della nostra democrazia. Ma, parimenti, molto difficile per l’isolamento, anzi l’espulsione, dei lavoratori e del sindacato dal mondo dei partiti e dei media.

Tuttavia, rilevante è stata la risposta di in termini di partecipazione che conferma la spessore della rappresentanza del sindacalismo confederale, della CGIL e della UIL in questo caso, ma che pone questioni di fondo a tutti.

A noi in primis, sulla necessità di una iniziativa sindacale e politico culturale che valorizzi e consolidi tra i nostri delegati, militanti, iscritti e lavoratori i caratteri del nostro sindacalismo, quello confederale e generale.

Il compito del sindacalismo confederale è contrattare facendo sintesi, mediando e tenendo insieme le persone contro individualismo, egoismo, corporativismo e il loro travestimento estremista e demagogico che abbiamo visto nelle scorse settimane, ad esempio nelle strumentalizzazioni riguardanti la campagna vaccinale.

E’ un compito “politico” nel senso più alto del termine: la tensione a intervenire sulle dinamiche storiche del paese, facendo parte – come organizzazione – di un mondo culturale e politico più ampio, che un tempo esisteva oltre i nostri confini organizzativi e che occorre provare a ricostruire, in piena autonomia ma forte interdipendenza con il contesto esterno: non c’è classe lavoratrice (se non in termini puramente sociologici) fuori dall’organizzazione confederale, ma non c’è organizzazione confederale fuori e senza riferimenti e interlocutori culturali e politici. Potremmo anche essere di fronte a una contraddizione non risolvibile, ma questo tema va sviluppato: può esistere un sindacato confederale senza riferimenti e interlocutori politico culturali esterni?  

Ma le questioni vengono poste anche ai soggetti politici e sociali che ci circondano. Come si può continuare a far finta che il non riconoscimento del valore del lavoro sia una delle cause precipue della crisi della nostra democrazia?

Come si può continuare a pensare di governare una società democratica senza infrastrutture sociali e corpi intermedi con cui dialogare e condividere obiettivi e soluzioni senza scadere in un plebiscitarismo privo di respiro e soggetto solo alle ondate mediatiche che si susseguono sempre più frequenti, sostituendo un personaggio all’altro senza che cambino le condizioni sociali della gran parte della popolazione? Sono temi che dovrebbero interrogare molto amici e compagni vicini al sindacato, al di là delle figure che tengono la scena mediatica e del dibattito pubblico e politico della stretta attualità.

Da questo punto di vista, lo sciopero del 16 dicembre ha un significato che va oltre i temi di merito che i suoi promotori e partecipanti chiedono di discutere con il governo e i risultati che vogliono ottenere. Lo sciopero generale è un ulteriore segnale che diamo sulla necessità di mettere nuovamente il valore del lavoro al centro del dibattito politico e del discorso pubblico per provare a superare la crisi della democrazia italiana.

Giovanni Cartosio – Segretario Provinciale Fiom Cgil Varese


Scuola, uno sciopero giusto e necessario 

Anche il mondo della scuola è stato coinvolto nelle recenti mobilitazioni. Non sono però mancate difficoltà nella partecipazione allo sciopero della scuola. Sul tema interviene Alessandro Viggiano, segretario generale FLC-Cgil Varese.

Come valuti lo sciopero della scuola che si è verificato il 10 dicembre?

Lo sciopero della scuola di venerdì 10 dicembre era stato organizzato da quasi tutte le principali sigle sindacali esclusa la Cisl: uno sciopero necessario e giusto. Dopo tanti incontri, tanti elogi da parte del governo, ci attendavamo il mantenimento degli impegni presi o, comunque, una particolare attenzione, in vista del rinnovo contrattuale, con risorse importanti. Invece, non abbiamo visto né l’una, né l’altra cosa.  A questo punto si è aperta la strada per lo sciopero della scuola. Si è realizzata una cesura per l’assenza della Cisl: avevamo una piattaforma condivisa con la Cisl, ma la Cisl si è affrancata.

Come giudichi la riuscita di quello sciopero?

Quasi il 7% di partecipazione, una percentuale che può sembrare molto bassa, ma se si confronta con lo sciopero precedente, con la partecipazione della Cisl, che ha registrato il 9% di partecipazione, allora si può dire che non è andata male. Occorre però ricordare, per valutare i numeri, che un certo rifiuto dello sciopero può essere legato ad un senso del dovere molto forte da parte degli insegnanti. Poi non dimentichiamo che collaboratori scolastici hanno stipendi molto bassi, per cui un giorno di sciopero diventa un problema.

Quali sono i problemi ancora aperti nel mondo della scuola dopo le mobilitazioni?

I problemi aperti restano sempre gli stessi. Il Ministero non aumenta le risorse economiche, le politiche di ristrutturazione e di nuova edilizia non ci soddisfano, pensioni e retribuzioni restano al di sotto della media europea. Ad esempio, un impiegato del Comune guadagna di più rispetto ad un addetto nella scuola, e questo a parità di titolo di studio.  Una differenza che non si può accettare.

A cura di Andrea Giacometti – Ufficio Stampa Cgil Varese


Sciopero generale, manifestazione a Milano – FOTOGALLERY

 


Smartworking, luci e ombre del protocollo nazionale

Il 7 dicembre ultimo scorso è stato raggiunto un importante accordo attraverso un Protocollo nazionale che contiene le linee guida e di indirizzo con cui disciplinare il lavoro agile nella contrattazione collettiva nazionale, aziendale e territoriale e che attribuisce alla contrattazione stessa una centralità che la legge 81/2017 in materia non prevedeva.

Il ricorso al lavoro agile è più che raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico ma le modalità di svolgimento e di deroga dettate dall’emergenza sanitaria hanno fatto emergere molte criticità. Da qui la necessità di metterci mano.

Veniamo al Protocollo che si dipana in 16 articoli, di cui i punti principali riguardano: luogo di lavoro, strumenti di lavoro, salute e sicurezza, diritti sindacali, lavoratori fragili e disabili, welfare e inclusività, formazione e informazione. Resta l’accordo individuale che, però, dovrà conformarsi alla futura contrattazione collettiva. L’orario di lavoro lascia il posto alle fasce di impegno. Sempre obbligatoria la fascia di disconnessione.

La contrattazione sulla base di questi punti fermi disciplinerà le regole in relazione alle attività specifiche e alle condizioni date. Un passaggio significativo dell’accordo infatti cita la valorizzazione della contrattazione collettiva quale fonte privilegiata di regolamentazione dello svolgimento della prestazione di lavoro in modalità agile.

L’adesione allo smart-working è su base volontaria ed è subordinato alla sottoscrizione di un accordo individuale, fermo restando il diritto di recesso. L’eventuale rifiuto del lavoratore di aderire o svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile non implica nessuna conseguenza disciplinare.

Il lavoro agile si differenzia dal telelavoro che, ricordiamo, è un lavoro svolto regolarmente al di fuori della sede di lavoro su cui continua ad applicarsi la vigente disciplina normativa e contrattuale, ove prevista.

Il lavoro straordinario in smartworking e l’orario stesso di lavoro lascia il posto all’organizzazione e articolazione agile in fasce orarie. Infatti, la giornata lavorativa svolta in modalità agile si caratterizza per l’assenza di un preciso orario di lavoro e per l’autonomia nello svolgimento della prestazione nell’ambito degli obiettivi prefissati.

Permane l’obbligo di individuare sempre, in ogni caso, la fascia di disconnessione. Il datore di lavoro dovrà adottare specifiche misure tecniche e/o organizzative per garantire la fascia di disconnessione non consentendo comunicazioni in entrata e in uscita nel rispetto del periodo di riposo giornaliero o settimanale del lavoratore. Il lavoratore è libero di individuare il luogo ove svolgere la prestazione in modalità agile, purché lo stesso abbia caratteristiche tali da consentire condizioni di sicurezza e riservatezza.

Rimane infine un punto di criticità in tema di cybersicurity, in quanto nel testo la strumentazione tecnologica e informatica deve essere fornita dal datore di lavoro, “salvo accordi diversi”, un’indicazione che lascia intendere che si possano utilizzare anche apparecchiature personali.

Su questo permangono perplessità in tempo di attacchi informatici e vulnerabilità dei dati e della riservatezza degli stessi. Restano confermati gli obblighi del datore di lavoro già previsti dalla legge, in tema di salute e sicurezza, di formazione e di informazione, di divieto di discriminazione.

Nel Protocollo si evidenzia la promozione del lavoro agile anche attraverso incentivi pubblici laddove questo avviene in modo corretto e attraverso la contrattazione di secondo livello.

Pino Pizzo – Segreteria Camera del Lavoro Varese


 Rinnovi contrattuali/1: Servizi Ambientali

Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel hanno sottoscritto con le Associazioni datoriali Utilitalia, Fise/AssoAmbiente, Cisambiente e le Centrali Cooperative il rinnovo del contratto dei Servizi ambientali. La prima fase chiude il periodo contrattuale luglio 2019 – dicembre 2021, e sancisce un recupero salariale di 500 euro ‘una tantum’ parametrati sul livello 4B, da corrispondersi nei mesi di gennaio e aprile 2022. Inoltre vengono regolati alcuni aspetti normativi importanti, come ad esempio tutte le norme su salute e sicurezza sul lavoro e sulla formazione. Nella seconda fase, da concludersi entro il 15 febbraio 2022, si dovranno regolamentare altri aspetti normativi e lo sviluppo del minimo contrattuale in incremento sui minimi tabellari per il periodo 2022- 2024. Nella terza fase, che si chiuderà entro ottobre 2022, si dovrà armonizzare la classificazione del personale, anche relativa ai lavoratori degli impianti, e la nuova disciplina sul passaggio di gestione. E’ stato sospeso lo sciopero previsto per lunedì 13 dicembre 2021.

Rinnovi contrattuali/2: Artigiani Area Alimentare e Panificazione

Firmato a Roma, presso la sede di CNA, con la presenza di tutte le realtà del settore e le delegazioni di Fai Flai e Uila collegate da remoto, l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale Artigiani Area Alimentare e Panificazione (01/01/2019 – 31/12/2022), che coinvolge circa trentamila aziende e oltre centomila lavoratrici e lavoratori. Tra i contenuti dell’accordo il rilancio della contrattazione di secondo livello attraverso il rinnovamento del modello tradizionale che va a includere la contrattazione di distretto. C’è poi l’aumento da 32 a 40 ore retribuite per la formazione e l’aggiornamento continuo delle lavoratrici e dei lavoratori. Possibilità, per la lavoratrice madre o il lavoratore padre in condizioni di mono-affidatario, di prolungare di sei mesi continuativi il periodo di esenzione dal lavoro notturno, a partire dal terzo anno di vita del proprio figlio. Inoltre per i genitori di figli fino a tre anni d’età, sono previste forme di flessibilità nell’orario di entrata e uscita, per l’inserimento degli stessi all’asilo nido. Inoltre, per le lavoratrici e i lavoratori viene prevista la possibilità, durante la fruizione di periodi di astensione facoltativa dal lavoro, di ottenere l’anticipazione del TFR nella misura del 30% per una sola volta e con una anzianità di almeno 8 anni presso il datore di lavoro. L’accordo stabilisce anche il riconoscimento ai lavoratori immigrati delle 150 ore di permesso retribuito ai sensi dell’art 64 (diritto allo studio) per l’apprendimento della lingua italiana. Oltre agli aumenti salariali, anche il riconoscimento di “Una Tantum” pari a 140,00 euro lordi. E’ stato previsto il completo allineamento a partire dal 1° gennaio 2022 delle retribuzioni di questo contratto a quello dell’industria alimentare.


Rinnovo Rsu Lindt, grande affermazione Flai Cgil 

Importante risultato ottenuto dalla Cgil nelle elezioni per il rinnovo della Rsu alla Lindt & Sprüngli di Induno Olona. Una grande affermazione, quella della Cgil, con l’elezione di 8 delegati su 13.  Una maggioranza ottenuta grazie al forte impegno di Flai Cgil Varese, il sindacato di categoria che rappresenta i lavoratori dell’azienda di Induno Olona. Un grazie a delegati e iscritti alla Cgil che hanno consentito di raggiungere questi numeri. Un risultato ottenuto grazie alla capacità di mobilitazione e alla presenza del sindacato di categoria Cgil, che in questi anni ha avuto al suo vertice Angela Marra che, ora prossima al pensionamento, ha passato il testimone al vertice Flai Cgil Varese a Frank Garrì, eletto segretario generale di categoria.  Garrì è nato in Australia e ha 54 anni. Dopo gli studi universitari (Laurea in Giurisprudenza), ha lavorato alla Casa Editrice Giuffrè ed è stato delegato sindacale della Rsu della Giuffrè. Dal 2000 è stato distaccato a tempo pieno presso la Camera del Lavoro di Varese per occuparsi di Nidil e Ufficio Vertenze.  Dal 2009 al 2021 è stato responsabile dell’Ufficio Vertenze e lo scorso settembre è entrato nella segreteria Flai Cgil Varese.


Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Aumentano i femminicidi, sono 103 le donne uccise nel 2021. 60 le donne uccise dal partner o dall’ex, 87 le donne assassinate in ambito familiare-affettivo (+2%). Si inverte il trend in discesa che durava dal 2018. Per dire basta a questo drammatico fenomeno il Coordinamento Donne unitario di Cgil, Cisl dei Laghi, Uil e Spi Fnp e Uilp ha organizzato a Varese un flashmob dal titolo “Diamoci un taglio”. Un’iniziativa avvenuta il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Balla con noi” era lo slogan per sensibilizzare tutte e tutti sul tema della violenza di genere. “Il 25 novembre – hanno dichiarato le organizzatrici dell’iniziativa presenti in piazza – ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche a Varese il Coordinamento Donne unitario Cgil Cisl Uil scende in piazza per dire basta ad una strage continua, che spesso avviene nel silenzio più assordante”.


Serata per Mimmo Lucano con l’avvocato Giuliano Pisapia

Una serata dedicata al caso di Mimmo Lucano, già Sindaco di Riace, con il titolo “La giustizia si è fermata a Riace” si è svolta al Teatro Santuccio di Varese. Una vicenda lunga e complessa che è stata ripercorsa dall’avvocato e parlamentare europeo, già Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Una serata organizzata da Cgil Varese, Spi-Cgil Varese, Associazione 100venti, Anpi provinciale di Varese. “Abbiamo organizzato questa serata per approfondire la questione Mimmo Lucano, e ragionare sul rapporto tra le iniziative di accoglienza e solidarietà verso i migranti messe in campo dall’ex sindaco e la recente sentenza del Tribunale di Locri che lo condanna a 13 anni e due mesi per il ‘modello Riace’”, ha spiegato Stefania Filetti, Segretario Generale Cgil Varese. Sulla base delle motivazioni della condanna depositate dal tribunale, riprende la parola l’avvocato Pisapia: “Siamo convinti di aver dimostrato che Lucano non ha preso un euro per sè stesso, ma che tutte le disponibilità economiche che c’erano, erano per l’integrazione e l’accoglienza. Anche le somme significative che lui ha avuto come donazione e come premio da vari Paesi del mondo li ha messi a disposizione dell’accoglienza. Credo che questo dev’essere valutato”.

 

Patrick Zaki finalmente libero

Lo studente egiziano dell’Università di Bologna, Patrick Zaki, in carcere da 22 mesi, è stato scarcerato. Una scarcerazione avvenuta dopo una lunga campagna di solidarietà portata avanti da molte forze politiche e sociali, oltre che da migliaia di singoli cittadini. “Voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all’Università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto”, ha detto lo studente appena rilasciato. Tutti hanno espresso la volontà che la libertà di Zaki non sia provvisoria, ma permanente. Prossimo appuntamento atteso l’udienza forse definitiva che si dovrebbe tenere ai primi del prossimo febbraio.

 

 

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