Positivo il bilancio dello sciopero che ha visto a Varese circa 3000 partecipanti al corteo. Un’iniziativa riuscita contro una manovra di bilancio tutta tagli e nessun investimento
Venerdì 29 novembre, sciopero generale per l’intera giornata o turno di lavoro per tutti i settori pubblici e privati. Lo sciopero generale proclamato da CGIL e UIL è stato necessario a fronte delle decisioni che questo governo ha preso nella manovra di bilancio.
Nei mesi e settimane precedenti il governo non ha voluto aprire un confronto vero con le organizzazioni sindacali del Paese, soprattutto se queste, (come la CGIL e la UIL) hanno richiesto con determinazione di cambiare la manovra di bilancio. Il governo è sordo alle richieste delle lavoratrici dei lavoratori delle pensionate e dei pensionati! Al punto da aver consegnato all’iter parlamentare il documento economico prima di incontrare i rappresentanti sindacali. Una scelta inequivocabile, irrispettosa della rappresentatività di milioni di lavoratori e pensionati iscritti. E questo bisogna tenerlo bene a mente.
Questa manovra di bilancio è completamente sbagliata, non sostiene lo sviluppo, non prevede adeguati investimenti nelle politiche industriali, nell’occupazione. Non sostiene i salari e le pensioni dall’erosione dell’inflazione, non prevede adeguati rinnovi contrattuali per i dipendenti pubblici, non investe nel servizio sanitario nazionale che ha raggiunto condizioni molto gravi rispetto al personale mancante, medici, infermieri, operatori socio sanitari, tecnici, amministrativi, ecc. La sanità in Lombardia, tanto decantata dall’amministrazione regionale, è scesa all’ottavo posto nella classifica delle Regioni italiane redatta dalla direzione generale del Ministero della Salute. Sotto la lente di ingrandimento proprio i livelli essenziali di assistenza, che rispetto ad altre Regioni come la Toscana, il Veneto e l’Emilia Romagna, sono pesantemente insufficienti.
Questa manovra di bilancio non prevede azioni aggiuntive e efficaci per il recupero dei 83,6 miliardi di evasione contributiva e fiscale che ogni anno sottrae risorse importanti alla sanità, alla scuola, alla previdenza, al sostegno per i fragili, contro la povertà, per l’inclusione, per la ricerca e lo sviluppo. Non è più rimandabile una riforma fiscale che ripristini una maggiore progressività e, in una fase di una rischiosa stagnazione economica, sia in grado di recuperare risorse anche dagli extraprofitti.
Abbiamo ottenuto il taglio del cuneo fiscale con il governo Draghi, e poi riproposto fino ad ora dal governo Meloni. Non ci sarà nessun euro in più e il passaggio dalla decontribuzione alla fiscalizzazione comporterà (se non corretto) una diminuzione dello sgravio dai 35mila euro di reddito in giù. Protestiamo anche per la scuola, primo presidio fondamentale di inclusione e crescita per l’intera società, per come vi si lavora, con gli insegnanti meno pagati d’Europa.
Pretendiamo, insomma, un buon lavoro, un lavoro stabile e di qualità, senza precarietà, senza part time involontario. Protestiamo per superare la legge Fornero, per sostenere le pensioni, difendere e migliorare il sistema previdenziale, per agevolare le donne nell’ingresso in pensione senza penalità, per chi svolge lavori gravosi, una pensione di garanzia per i giovani.
Questa è una manovra che taglia e prevede condoni, che si allinea alla ripresa dell’austerità europea accettata anche da questo governo: il piano strutturale di bilancio ci vincolerà a pesanti tagli per i prossimi 7 anni. Protestiamo e scioperiamo per dire soprattutto che un’altra strada è possibile, quella degli investimenti.
La forza del nostro Paese è il lavoro, come recita il primo articolo della nostra Costituzione. Non abbiamo materie prime – dal petrolio, all’oro alle terre rare –, e per questo è di fondamentale importanza investire in politiche industriali serie e di prospettiva, di cui non si vede traccia.
Ma in questa Finanziaria che punta allo zero virgola del Pil per i prossimi tre anni, spiccano le risorse da impiegare per le armi, invece di puntare sulla diplomazia internazionale quale unica possibilità per fermare i conflitti in Ucraina e Medio Oriente.
In questa finanziaria non è previsto un euro in più per fermare la piaga degli infortuni gravi e mortali sul lavoro. Non ci sono investimenti per la prevenzione e per il sistema sanzionatorio contro chi si ostina a non rispettare le norme esistenti. Non c’è un numero adeguato di ispettori, non ci sono abbastanza controlli. Anzi il governo ha agito per alleggerire obblighi di legge e protezioni a partire dagli appalti e subappalti, con l’evidente aumento di rischi di infortuni.
Anche a Varese e provincia venerdì 29 novembre c’è stata un’importante adesione allo sciopero e una rilevante partecipazione al corteo che si è mosso per le vie di Varese da piazza Repubblica fino a villa Recalcati. Tutti insieme abbiamo rivendicato rispetto per chi sciopera, rispetto per il diritto di sciopero, strumento sacrosanto che è previsto dalla nostra Costituzione. Con il decreto sicurezza il governo, abbastanza allergico al dissenso, prova in a limitare le proteste. Non ci riuscirete! Lo sciopero generale indetto da CGIL e UIL e l’importante adesione è un’ottima risposta.
Stefania Filetti – Segretaria generale Cgil Varese