Alto il prezzo pagato dai cittadini per i tagli sulla sanità pubblica, mentre il privato ci guadagna. La medicina del territorio stenta a decollare
In questi ultimi mesi il dibattito sull’Ospedale di Gallarate ha riempito le pagine della cronaca locale. Ci sè domandati quale futuro avrà l’ospedale cittadino e quali servizi esso dovrà contenere in virtù del fatto che il Comune di Busto Arsizio e quello di Gallarate hanno firmato l’accordo di programma messo a punto da Regione Lombardia per la realizzazione dell’ospedale unico, che dovrà essere realizzato entro il 2032.
La situazione della sanità pubblica anche nel nostro territorio vive in uno stato di continua emergenza. Il depotenziamento degli ospedali pubblici, l’intasamento dei pronto soccorso, la mancanza di medici e infermieri, i lavoratori della sanità costretti a fare turni di 12 ore, l’odissea delle liste d’attesa per visite ed esami a cui sono costretti quotidianamente i cittadini che hanno bisogno Dall’altra parte invece assistiamo sempre più all’espansione della sanità privata, non come integrativa ma addirittura sostitutiva del servizio pubblico, quindi chi ha i soldi si cura e chi non ne ha rinuncia alle cure con tutto quello che ne consegue.
Nel 2022 la spesa out of pocket cioè la spesa sostenuta dai cittadini che sono ricorsi alla sanità privata, è stata di 37 miliardi, mentre nel 2023 4,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure per motivi economici.
L’Ospedale di Gallarate ha un bacino di circa 200mila abitanti se contiamo i 9 Comuni afferenti al distretto e ai 9 Comuni del distretto di Somma Lombardo con una popolazione di over 65 di circa 70.000 persone.
La legge regionale 22/2021 grazie alle risorse del PNNR stabilisce una serie di interventi per ricostruire la medicina territoriale che era stata progressivamente smantellata dalle varie giunte regionali negli ultimi trent’anni adottando una visione ospedalocentrica che non ha funzionato e che l’emergenza pandemica ha messo a nudo, e prevedendo la costituzione delle Case di Comunità, degli Ospedali di Comunità, delle Centrali Operative Territoriali.
Sempre Regione Lombardia in coincidenza della nuova triennalità dei Piani di Zona 2025/2027 ha definito che anche le ASST debbano approvare il Piano di Sviluppo del Polo Territoriale e cioè rendere effettivi i servizi di medicina territoriale e di prossimità entro il 2026 e definire, con i Piani di zona. i nuovi Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali. Questo perché uno degli obiettivi è di rendere effettiva l’integrazione socio-sanitaria e sociale nei territori.
Non solo vi è una grande preoccupazione per sapere cosa succederà all’Ospedale di Gallarate e quali servizi rimarranno all’interno, dato che per fine anno si prevedono dimissioni e pensionamenti di medici di vari reparti cardiologia, radiologia, mammografia. Saranno sostituiti, o chiuderanno i reparti? E l’Ospedale di Comunità si farà oppure no?
Anche la situazione ad oggi dei servizi territoriali non è delle migliori, infatti stentano a partire le Case di Comunità (mi riferisco al territorio di Gallarate e Somma Lombardo). e quelle aperte sul territorio sono incomplete, manca personale e mancano ancora molti servizi previsti dal DM 77 e gli orari di apertura sono al di sotto delle 16 ore previste (Case di Comunità Spoke). Per 2 Case di Comunità l’apertura è prevista entro il 2026, e a questo va aggiunto che i protocolli per le dimissioni protette definiti tra ASST e Piani di Zona, in molti casi già operativi, dovranno fare i conti con la mancanza sul territorio di posti di sollievo, posti per cure intermedie o sub-acuti, posti di riabilitazione.
Per queste ragioni lo SPI – CGIL ha organizzato il 28 novembre una tavola rotonda a Gallarate presso la sala Martignoni con Samuele Astuti consigliere regionale PD, Luigi Zocchi consigliere regionale Fratelli d’Italia, Giovanni Pignataro Capogruppo Pd Consiglio comunale Gallarate, Michele Bisaccia medico e referente AFT, Federica Trapletti Segretaria SPI regionale.
Giampietro Camatta – Sgreteria Spi Cgil Varese