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Più spazio alle donne nel lavoro e nella società

Con i recenti cambiamenti avvenuti in politica verrebbe da dire “L’Italia è donna!”.

Prima con l’elezione della prima Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, poi con la recentissima elezione dalla prima Segretaria PD Elly Schlein il dibattito sulle tematiche femminili si è riacceso, non fosse altro che per le critiche che entrambe hanno ricevuto sia sull’aspetto fisico che sulla loro presunta adeguatezza al ruolo, sia da destra che da sinistra.

Ma siccome siam donne bando alla ciance e andiamo avanti. La neoeletta segretaria del Pd ha sempre dimostrato grande sensibilità al tema e pertanto da lei, tutte noi, ci aspettiamo molto. Vedremo se sarà in grado di fare, come lui stesso ha affermato, ciò che il suo predecessore, Enrico Letta non è stato in grado di fare.

La prima Presidente del Consiglio invece chissà quali mirabolanti novità avrà introdotto nella legge di bilancio 2023 per facilitare la vita di noi donne..Beh, nessuna.

Anche lei, come tutti i Presidenti che l’hanno preceduta, dimentica (o fa finta di dimenticare) che le donne hanno ancora sulle loro spalle gran parte del lavoro di cura e che questo impedisce loro di lavorare come vorrebbero e come potrebbero.

I dati sono a dir poco sconfortanti: il part time involontario riguarda il 17,9% delle donne contro il 6,5% degli uomini. Il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 49 anni con figli minori di 6 anni è il 53,9% contro una media UE del 67,7% mentre quello delle donne senza figli è del 73,9% nonostante le Istituzioni europee abbiano fissato l’obiettivo di occupazione femminile al 78%.

Ci viene ancora quindi ancora assegnato un fine riproduttivo e non produttivo quando le nostre vite dovrebbero e potrebbero essere costituite da entrambe le componenti, come società più inclusive della nostra dimostrano.

Le difficoltà nella conciliazione sono ancora il nostro pane quotidiano. Sia sul fronte infanzia che sul fronte anziani. Con rette delle residenze per anziani spesso insostenibili e con pensioni via via più povere che non permetteranno ai futuri anziani di accedere a questi servizi, senza un cambiamento di passo vero, la gestione e la cura degli anziani resteranno a nostro appannaggio.

Il vero e proprio obbrobrio previdenziale, “Opzione donna”, da oggi detta anche “Opzione nonna”, ha subito ulteriori restrizioni e continuerà a penalizzare noi donne, attribuendoci un importo pensionistico notevolmente ridotto rispetto a quello spettante nel sistema misto e decidendo in base a quanti figli abbiamo fatto, o avuto la possibilità di fare, l’età pensionabile; come se fare figli fosse il nostro unico posto nel mondo.

Nota a margine: fondamentale pretendere l’intervento delle Istituzioni pubbliche e un welfare efficiente e sufficiente, ma è altresì necessario un patto di corresponsabilità tra donne. Non servono a nulla le “quote” se poi la partecipazione femminile è scarsa, non servono a nulla le Commissioni rosa se poi, noi stesse, facciamo fatica a prenderci parola e spazi. Purtroppo nel parlamento eletto a settembre del 2022 si è registrato un calo di donne. Dal 35% del 2018 si è passati al 31% malgrado nella legge elettorale sia prescritto che i candidati dello stesso genere non possano superare il 60%.

La rifondazione culturale di cui abbiamo bisogno parte dalla consapevolezza che le società dove le disuguaglianze e le discriminazioni sono sempre più ampie, come la nostra, sono società infelici, sono società dove non c’è spazio per la realizzazione personale e l’affermazione dei diritti, sono società che non progrediscono. Questo è solo un problema delle donne? Non facciamo l’errore di pensare che sia così.

Gaia Angelo – Segreteria Cgil Varese

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