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Non ci distraiamo, neanche con le luminarie di Natale!

Con la legge di Bilancio 2026 ormai da settimane in parlamento il governo Meloni sta dando il meglio di sé nel provare a racimolare soldi con tagli diffusi e ben mirati ai capitoli di spesa più cari alla popolazione. E anche se aggiungiamo i risparmi previsti per il 2026 sull’Irpef per la diminuzione dell’aliquota dal 35% al 33% (solo per i redditi da 28mila a 50mila), e i pochi benefici sugli aumenti contrattuali e i premi di risultato il giudizio che ne diamo è complessivamente negativo. Le decisioni del governo non sostengono il potere d’acquisto di salari e pensioni che resta ridimensionato per inflazione e costo della vita.  In questi giorni, assistiamo alla discussione in commissione al Senato e poi e alla Camera, gli emendamenti che fino ad ora sono passati aggiungono ulteriori gravi tagli al sistema previdenziale, tagli per i lavoratori precoci, opzione donna, tagli per le pensioni anticipate dei lavori usuranti.  Una produzione costante di tagli e di aumenti di disuguaglianze.

Questa legge di bilancio non interviene neanche minimamente sui problemi storici dell’economia italiana. Senza investimenti non si invertirà la tendenza alla sempre richiamata bassa produttività e all’andamento del tasso della produzione in negativo dal 2022. Il PIL da tempo ormai è allo zero-virgola, a fronte della media UE più alta, nessun deciso recupero dell’evasione fiscale. Anzi ci sono condoni e rottamazioni, alla faccia di chi le tasse le paga fino all’ultimo centesimo! La manovra 2026, per le stesse dichiarazioni del governo, è costruita più per evitare problemi con l’UE e i mercati finanziari che per stimolare la crescita, e l’obiettivo principale è quello di non sforare i vincoli di bilancio, anche a costo di rinunciare a politiche espansive. Questo tradotto in parole semplici significa che in questa legge di bilancio non è prevista alcuna idea di sviluppo,  di politiche industriali serie, di norme che cancellino il precariato, che agiscano per eliminare infortuni sul lavoro gravi e mortali, che rafforzino i consumi e  la nostra stessa economia.

Per quale motivo? Per avere le carte in regola e accedere ad ulteriori fondi europei da investire in riarmo. Unico settore che in questo momento ha un andamento più che positivo è proprio quello delle armi.  Noi non siamo d’accordo e lo abbiamo detto subito, fin dall’inizio della discussione. Ci siamo presentati al governo con le nostre critiche e le nostre proposte per cambiare questa manovra finanziaria, ma il governo non ascolta. Fin dal suo insediamento è apparso chiaro che non intende dare spazi a nessun confronto vero con le organizzazioni sindacali.  Anzi questo governo è totalmente allergico al dissenso, alla contrarietà, agli scioperi (soprattutto della CGIL!)

L’allergia di questo governo al confronto con opinioni diverse, diventa attacco diretto, a volte dileggio e a volte insulto vero. Il linguaggio spesso non è più quello istituzionale, ma si è molto abbassato per essere più efficace nel perfetto stile populista di chi comanda e non governa. Gli attacchi quotidiani alla CGIL e al suo Segretario hanno raggiunto livelli inaccettabili per un democratico scambio di posizioni, per una democrazia che si basa sulla rappresentanza. Abbiamo capito da tempo che le frasi ad effetto del governo o dei suoi paladini servono soprattutto per non fare parlare dei problemi veri, quelli che le donne e gli uomini, giovani ed anziani, in questo Paese affrontano tutti i giorni. Totalmente inascoltati i gravi problemi delle famiglie che scivolano in condizioni di povertà, di chi da tempo ha rinunciato a curarsi a causa delle difficoltà del Servizio sanitario nazionale e non ha i soldi per andare nel privato. Inascoltati i problemi sulla casa, della scuola, completamente dimenticata l’emergenza ambientale.

Numerosi rinnovi contrattuali si sono raggiunti nel corso del 2025. Quei rinnovi, firmati unitariamente, hanno recuperato l’erosione da inflazione, qualche contratto ha inserito elementi innovativi in formazione, sicurezza sul lavoro e diritti e orari.  Tranne quelli della scuola e della sanità! Lo stato che è datore di lavoro per decisione del governo, ha bloccato le trattative senza il recupero inflattivo e ha prodotto per scelta una spaccatura del sindacato al tavolo. La CGIL non ha firmato coerentemente alle posizioni prese: il rinnovo del contratto serve a difendere i salari e non a programmarne l’impoverimento!

Nella legge di bilancio 2026 non è previsto alcun concetto di crescita. Mancano investimenti in infrastrutture, innovazione ricerca e sviluppo, istruzione e università. Mancano le risorse necessarie per far fronte alla spesa sanitaria, al mantenimento e miglioramento del Servizio sanitario nazionale istituito nel 1978 grazie alla lungimiranza e al coraggio di chi era in parlamento e al governo, alle organizzazioni sindacali che lo hanno fatto nascere. Su questo punto gli italiani rischiano moltissimo. Si sta rischiando un cambio di sistema: da universalistico, equo e globale (chiunque ha diritto di essere curato) a quello basato sulle assicurazioni private e sugli interessi di parte. Infatti né i grandi gruppi privati nella sanità né le assicurazioni hanno l’obiettivo della salute per tutti, ma solo di grandi affari e grandi guadagni.

La CGIL continuerà ad essere caparbiamente determinata a rappresentare gli interessi delle donne e degli uomini che lavorano, che sono in situazione di precarietà, che sono in pensione, che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, che non vedono un futuro migliore per sé e i propri figli. Continueremo a batterci per la pace, e a stare a fianco delle generazioni di giovanissimi: chi più di loro ha a cuore un futuro migliore? Insisteremo con le nostre proposte, serie e approfondite. Con la nostra tenacia nella capacità di mediazione, mai di svendita. Useremo anche per il 2026 tutti gli strumenti a nostra disposizione per provare a cambiare le condizioni delle persone che rappresentiamo.  Con buona pace di chi decide di stare a guardare, di esporsi al minimo o, addirittura, di girarsi dall’altra parte.

Buon Natale e un migliore 2026 per tutti!

Stefania Filetti – Segretaria generale Cgil Varese

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