Diritto alla salute, ageismo, medicina di genere nel convegno Spi Cgil contro le discriminazioni
Ha destato molto interesse l’iniziativa che abbiamo organizzato come coordinamento donne SPI Varese “La salute delle donne tra ageismo e tagli alla sanità”; il 27 marzo la Sala Matrimoni del Comune era gremita di compagne/i della nostra organizzazione, ma anche di associazioni e comitati che si occupano di sanità.
I relatori/relatrici istituzionali e sindacali, che hanno portato il loro saluto, hanno apprezzato la scelta di questo argomento che sta destando molta preoccupazione nella società e hanno assicurato che dovrà essere inevitabilmente tra gli argomenti prioritari nel dibattito politico e sindacale.
Il diritto alla salute, che nel nostro sistema sanitario dovrebbe essere inclusivo gratuito e universalistico, è oggi fortemente segnato da carenze e disfunzioni che stanno creando profonde disuguaglianze, e le donne, soprattutto le anziane, sono le più penalizzate.
Difficile fare sintesi dei numerosi ed interessanti interventi che si sono susseguiti nella mattinata. Ne farò alcuni brevi cenni.
La relazione ci ha fornito alcuni dati demografici: le donne vivono più a lungo degli uomini, ma troppo spesso in condizione di solitudine, gravate da una o più malattie croniche, in condizioni di non-autosufficienza, a più alto rischio di depressione e ospedalizzazione, donne più longeve, ma più malate. Inoltre il lavoro di cura delle donne anziane, che ormai è rivolto non solo a figli e nipoti, ma anche ai genitori e ai coniugi, ha effetti negativi sulla salute psico-fisica della donna, come la testimonianza di Angela ci ha confermato.
Raccontando la sua storia personale, Angela (pensionata con 600 euro di pensione al mese, vittima di un caso di malasanità) ci ha fatto toccare con mano quanto le donne anziane subiscono anche le discriminazioni di genere accumulate nell’arco della vita, che influenzano in negativo il loro invecchiamento, mi riferisco a discriminazioni nell’educazione, nelle scelte formative, nella partecipazione alla vita sociale e politica, nell’accesso e nelle opportunità di crescita all’interno del mercato del lavoro, nella salute e nel welfare, nelle retribuzioni, e nelle pensioni.
Le donne sono più forti degli uomini, ma possono permettersi le cure meno dei loro compagni, tra le pensionate e i pensionati c’è un gap gender pensionistico del 49%; riducendo la prevenzione e la cura, il benessere psicofisico delle donne diventa un problema di esclusione sociale – consultori, medicina di genere e contrattazione sociale territoriale sono essenziali per la salute delle donne che è un diritto costituzionale.
Abbiamo affrontato il tema dell’AGEISMO: una discriminazione, pregiudizio o marginalizzazione della persona in relazione all’età che può colpire sia uomini che donne.
Ageismo che si manifesta in diverse forme, esiste un ageismo istituzionale, più o meno consapevole, quando le leggi e le politiche limitano le opportunità e creano svantaggi per gli individui a causa della loro età.
Alcuni esempi:
– L’attività dei servizi dei consultori, che si occupano principalmente di pubertà gravidanza e parto, si ferma alla menopausa, mentre invece, allungandosi l’età, le problematiche legate sia ad un invecchiamento più attivo sia alle patologie croniche, sussistono e mutano.
– L’accesso agli screening di prevenzione che si bloccano ad una certa età.
– La mancanza di ambiti di prevenzione e aiuto psicologico per le persone anziane.
La testimonianza di Fiorella ci ha fornito interessanti dati, seppur parziali, sulle inefficienze di alcuni consultori anche della nostra provincia.
Esiste poi una insensibilità di genere che perdura nelle scelte della medicina e che è causa di altre discriminazioni.
Federica Trapletti, Segretaria SPI Regionale, ci ha illustrato l’interessante ricerca dello SPI Nazionale che andrebbe divulgata per diffondere conoscenza e consapevolezza su questo tema sia all’interno che all’esterno del sindacato, poiché ad oggi possiamo dire che l’applicazione della medicina di genere è ancora disattesa. Tra i numerosi consigli che la ricerca ci fornisce vi è l’aumento di risorse per la sanità e il potenziamento della ricerca e sperimentazione con una prospettiva di genere.
Le donne anziane subiscono discriminazioni di genere, discriminazioni per l’età a cui si sommano le difficoltà generalizzate della sanità pubblica.
Monica Vangi, Segretaria CGIL Regionale, ci ha illustrato la pesante situazione della sanità in Lombardia che penalizza le persone più fragili, come abbiamo sentito anche dalle testimonianze. Ha evidenziato come questa sia frutto di una vera e propria scelta politica messa in atto da anni da parte della Regione, che ha scelto di privilegiare interventi ed investimenti nelle aziende ospedaliere privilegiando il privato, anziché investimenti in prevenzione, ricerca, strutture e servizi territoriali.
Abbiamo la necessità che il tema della salute sia quotidianamente una priorità delle nostre istanze e lotte in tutti gli ambiti di discussione e di contrattazione a partire dai territori, che vengano evidenziate tutte le quotidiane anomalie del sistema sanitario, abbiamo bisogno di essere più proattivi, farci sentire e se occorre, perché no, anche con manifestazioni territoriali e proposte concrete di interventi.
Oriella Riccardi – Coordinamento Donne Spi Cgil Varese