Non c’è dubbio che ci troviamo di fronte ad una guerra mondiale a pezzi. Una situazione drammatica, che vede coinvolte inermi popolazioni civili e spesso appare senza possibili vie d’uscita. Il conflitto in Ucraina, che sta durando da dieci mesi nel cuore dell’Europa, e la guerra tra Hamas e Israele che, dall’attacco del 7 ottobre, sta infuocando il Medio Oriente, non sono che la punta di un iceberg molto eterogeneo: decine e decine di conflitti e guerriglie in corso su tutto il pianeta, situazioni diverse e accomunate dal ricorso sistematico alla violenza per decidere l’esito di crisi e focolai di guerra.
Conflitti che il più delle volte hanno radici antiche e complesse. Difficile fare previsioni sulla deadline dei conflitti in corso, troppe le varianti che incidono sulle guerre più esposte ai riflettori del circolo mediatico mondiale. Al di là dei singoli conflitti, resta il fatto che, in questa fase, nonostante incontri e meeting, mediazioni e missioni diplomatiche enfatizzate dal mondo mediatico, la vera, grande assente resta la politica.
Il caso palestinese sta provocando reazioni ovunque: dopo l’inaccettabile aggressione da parte di Hamas, con il rapimento e la morte di civili, stiamo assistendo ad una sanguinosa escalation militare da parte di Israele che sta provocando danni irreparabili, umani e delle strutture civili, nella Striscia di Gaza. In questo contesto, la politica deve intervenire con decisione, la politica delle trattative e dei negoziati non va abbandonata, la politica deve essere capace di mettere in discussione lo status quo (è il caso della politica degli insediamenti).
Si deve superare la rassegnazione nei confronti della politica delle armi a favore delle armi della politica. Un auspicio che deve essere raccolto a tutti i livelli, dai leader politici alle personalità religiose, dalle potenze mondiali alle autorità regionali.
La guerra e la forza non possono dare soluzione ai conflitti planetari in corso. Ma nello stesso tempo la politica è assente, anche sul fronte dell’Europa e del governo italiano, incapaci di puntare con forza a ciò che oggi sembra impossibile o, comunque, molto lontano, un faticoso percorso che resta, nello stesso tempo, unica vera d’uscita e strumento ineludibile per un futuro fatto di pace e giustizia. Non c’è pace senza politica.