Chiusura del progetto “Oltre il muro” con un confronto sulle carceri. Positiva collaborazione tra 100venti, Oblò teatro, La Sorgente
Antigone, importante associazione che dal 1991 opera nella realtà carceraria nazionale, è passata da Varese dove, lo scorso 31 marzo ha presentato nello spazio Materia di Varesenews il proprio tradizionale rapporto che sancisce le condizioni degli istituti del Paese.
A dibatterne assieme a Perla Allegri, docente universitaria e volontaria dell’associazione, due magistrate di sorveglianza la cui competenza ricade sugli istituti del nostro territorio, un avvocato, il Garante per i diritti dei detenuti della Casa circondariale di Busto Arsizio, oltre alla CGIL.
La serata è stato l’evento di chiusura (per quest’anno) del progetto “Oltre il muro – un ponte tra fuori e dentro”, che ha visto la collaborazione tra l’associazione 100Venti e Oblò teatro, e il patrocinio dell’Associazione La Sorgente.
L’analisi del rapporto ha fornito un quadro preoccupante della situazione carceraria. Oltre al sovraffollamento, problema endemico che negli anni ha trovato parziale e temporanea soluzione esclusivamente grazie a provvedimenti di clemenza (indulto del 2007) o eventi tragici (la pandemia Covid), aleggia nei dati un ulteriore elemento drammatico rappresentato dai suicidi, per i quali la Lombardia detiene un primato al quale si rinuncerebbe volentieri.
Nell’anno appena terminato sono stati 88 ed hanno coinvolto anche alcune donne in stato di detenzione e alcuni operatori.
Non è possibile sorvolare su un problema così grave; infatti sottintende due aspetti che vanno approfonditi attentamente:
l’incapacità dello Stato di farsi carico di persone a lui affidate, oltre all’impostazione – inaccettabile – che vede il carcere come soluzione sociale di ogni problema;
se si analizzano i casi – sottolinea l’esponente di Antigone – è evidente che, nella maggior parte degli eventi, si tratti di soggetti appena entrati, in attesa del processo, quindi nell’incertezza del futuro o in fase di scarcerazione, un momento di panico, dato che il percorso detentivo non è stato in grado di affinare e sviluppare competenze funzionali ad una normale vita all’esterno.
Lo stato di disagio, spesso sviluppa vere e proprie patologie psichiatriche che portano ad un uso smisurato di psico farmaci. Da qui discende tutto il tema della sanità in carcere, inserito 15 anni fa nel sistema sanitario nazionale. Si può dire, senza tema di smentita, che rappresenti una reale criticità, ove i professionisti sono diffidenti ad operare negli istituti e i detenuti si trovino spesso privi di garanzie.
La pena, secondo normativa, è rappresentata dalla privazione della libertà, qualsivoglia altra condizione aggiuntiva rappresenti un immorale accanimento oltre ad un supplemento inaccettabile della stessa
Che fare? Non certo costruire nuovi istituti – concordano tutti i partecipanti al dibattito – poiché questi aumenterebbero i posti che verrebbero facilmente riempiti. Sarebbe auspicabile, al contrario, lavorare sull’architettura degli istituti per renderli meno angusti e più vivibili, ridurre la burocrazia per l’accesso alle misure alternative ed alla scarcerazione anticipata. Hanno sottolineato le due magistrate che spesso il loro lavoro subisce rallentamenti e di conseguenza anche la concessione dei benefici, per l’effetto della costante mancanza di operatori dell’area trattamentale che, oberati da un numero spropositato di casi, sono impossibilitati a chiudere le pratiche in tempi utili.
È necessario incrementare gli organici e diminuire il numero di persone in carico ad ogni operatore. Del resto il volontariato, pur presente in misura significativa, svolge funzioni differenti e non può essere considerato la soluzione al problema.
Volontariato che coinvolge direttamente Oblò teatro e 100Venti la cui collaborazione, consolidatasi in questo anno e mezzo di lavoro, ha reso possibili, oltre alla serata con Antigone, vari eventi culturali fuori e dentro al carcere, oltre ad alcuni spettacoli teatrali, peculiarità di Oblò, con la partecipazione, in qualità di attori, di persone ristrette nella casa circondariale di Busto Arsizio.
L’ultima rappresentazione teatrale in ordine di tempo, ha registrato una novità importante: gli attori hanno infatti ottenuto il permesso per recitare per la prima volta in esterno portando un significativo sold out nel teatro Sant’Anna di Busto Arsizio che li ha ospitati.
È stato portato in scena “Pinocchio nel ventre della balena”, vera e propria metafora degli errori che si commettono nella vita e possono portarti a vederti senza apparenti prospettive future.
Il protagonista, Pinocchio, si trova nel ventre della balena con un’ultima candela a disposizione ed il tempo per riflettere sui suoi errori.
Tempo denso di noia ed interminabile se non adeguatamente riempito, vero e proprio fattore determinante in carcere, un fatto che rende irrinunciabile la collaborazione di figure esterne in grado di fornire stimoli e speranze per un futuro che appare, nella maggior parte dei casi, privo di prospettive.
La collaborazione tra i due partner, anche nell’intento della CGIL Varese, madre di 100Venti, dovrà proseguire per consolidare gli ottimi risultati raggiunti, nonché come viatico all’attività sindacale, svolta attraverso il Patronato INCA ed il Dipartimento politiche sociali in virtù del Protocollo firmato con il Prefetto che ci vede parte attiva in entrambi gli istituti della Provincia.
Per la nostra Organizzazione i Diritti hanno da sempre costituito il centro dell’agire quotidiano e portarli anche alla popolazione ristretta, può rendere meno invalicabili i muri che separano gli istituti di detenzione dal territorio circostante. Magari anche il nostro piccolo contributo aiuterà ad eliminare pregiudizi e stigma.
Francesco Vazzana – Responsabile Dipartimento politiche sociali Cgil Varese