Donne e lavoro. Un rapporto che resta non semplice, non scontato. Con passi avanti fatti, ma non senza criticità. Uno snodo fondamentale, sul quale abbiamo sentito la delegata Fiom della Bticino di Varese, Marinella Scopacasa. Ci racconta il suo punto di vista sul lavoro a partire dalla fabbrica.
E’ ancora forte il gender gap, la differenza sul fronte retribuzione e carriera tra uomo e donna?
Le cose sono cambiate rispetto al passato. Prima le donne erano relegate a ruoli di montaggio, affidati a lavoratrici che mostravano la capacità di essere più pazienti e precise. Oggi nella mia azienda si cerca di superare questa barriera, di emancipare la componente femminile. Un superamento più facile per i ruoli impiegatizi, meno semplice per la parte produttiva. Resta più difficile vedere donne che dirigono reparti. Ma non mancano eccezioni: in Bticino il direttore industriale dello stabilimento è una donna, giunta poco prima della pandemia. Sicuramente un fatto che rompe lo stereotipo di ruoli di direzione tecnica e industriale riservati a figure maschili.
Lavoro di fabbrica e lavoro di cura: un rapporto difficile, ma possibile?
Oggi il lavoro di casa per una donna lavoratrice è più pesante. In passato più figure potevano affiancarla nel lavoro di casa, nell’assistere i famigliari più deboli. Ora tutto questo ricade soprattutto, se non esclusivamente, sulle spalle delle donne. Un problema: il lavoro femminile in azienda è a turni, quello di casa no. La donna spesso è sola, anche in famiglia, nel rapportarsi all’impegno di cura. Anche se non mancano istituti come la legge 104, i permessi retribuiti ottenuti con la nostra contrattazione aziendale, lo smart working che abbiamo contrattato per chi lavora negli uffici, o anche la scelta di lavorare part-time. Mentre appare più difficile contrattare la riduzione dell’orario di lavoro.
L’essere delegata donna comporta un valore aggiunto nell’ambito del lavoro e della sua tutela?
Una delegata donna, tra i metalmeccanici, resta un’anomalia. Certo, è un valore aggiunto: se il ruolo degli uomini è più legato a mansioni specifiche, le donne agiscono su un fronte più trasversale. Noi donne portiamo un punto di vista diverso sul lavoro. Per quanto poi riguarda la Fiom, che resta un mondo prevalentemente maschile, una delegata deve dimostrare di essere sul pezzo, di essere credibile. Occorre spesso parlare il linguaggio degli uomini, pur senza esserlo.
Quali urgenze ti senti di segnalare per quanto riguarda il rapporto tra donne e lavoro?
Il conciliare orario di lavoro e tempi di cura, ma senza essere penalizzate da un punto di vista economico. Credo che questo sia una delle urgenze principali a cui rispondere in modo sempre più adeguato. Oltre ovviamente al tema del salario, soprattutto in tempi di alta inflazione.
A cura di Andrea Giacometti