Oltre 7.100.000 di lavoratori del settore privato sono in attesa di rinnovo del contratto, vale a dire più della metà dei contratti nazionali. Nel settore pubblico non va meglio, sono 3.243.499 i lavoratori in attesa dei rinnovi contrattuali.
I dati arrivano dall’ultimo report della Cgil, che con i contratti firmati insieme a Cisl e Uil copre più del 97 per cento dei lavoratori censiti (dati Uniemens).
Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è l’unico strumento reale in grado di recuperare il potere d’acquisto eroso dall’alta inflazione e dell’aumento dei prezzi; le misure di riduzione fiscale, contributiva o dei bonus ad alcune categorie, sono temporanee e mai strutturali, non riuscendo di fatto a colmare il vuoto dei mancati rinnovi.
Quindi che fare? Al centro c’è la valorizzazione del lavoro e la centralità della contrattazione nazionale; la questione dl fondo è che la politica contrattuale e dei redditi con le regole attuali non regge più.
E’ chiaro l’attacco al Contratto Collettivo Nazionale ed al suo ruolo di autorità salariale e regolatrice, in 10 anni i contratti si sono triplicati, sono oltre 1000 i CCNL depositati al CNEL, questo perché le associazioni datoriali si sono spaccate al loro interno ed ognuna vuole il suo contratto, generando per gli stessi comparti produttivi più CCNL.
Il sistema di rappresentanza delle imprese è fortemente in crisi e non è più rappresentativo, oltre ad essere responsabile della segmentazione contrattuale nel numero e nel valore al ribasso dei contratti.
Le Organizzazioni sindacali sono state costrette ad inseguire questa proliferazione contrattuale pur di dare risposte a quei lavoratori.
A proposito di Rappresentanza, le Organizzazioni sindacali dei lavoratori agli inizi di quest’anno sono state certificate per 27 CCNL sui dati elettorali delle RSU ( Rappresentanza Sindacale Unitaria) e per numero di scritti di ciascuna organizzazione sindacale per il triennio 2021/22/23. Questo risultato è stato reso possibile a seguito delle convenzioni con INPS e INL ( Ispettorato Nazionale del Lavoro) incrociando i dati. Questo significa che ci si può misurare nella rappresentanza, così come è stato fatto per la rappresentanza dei lavoratori si deve fare anche con le associazioni delle imprese e forse, con questi presupposti, questa tanto vituperata Legge sulla rappresentanza è possibile.
Nel pubblico impiego i contratti invece vengono bloccati dai bilanci e dalle finanziarie che non destinano risorse necessarie ai rinnovi, e qui, lo Stato, che è il più importante Datore di lavoro non è certo un fulgido esempio di correttezza e riconoscimento dei diritti dei suoi lavoratori.
Mentre si afferma quindi che in Italia c’è un sistema della contrattazione collettiva avanzato, la politica, e quindi il governo, è miope rispetto alla situazione sopra descritta.
Non rendere cogente e obbligatorio il rinnovo di un contratto, anzi continuare a sostenere le imprese con risorse a pioggia senza distinzioni tra le stesse, è una responsabilità precisa delle politiche di questo governo che sull’emergenza economica e la povertà salariale è completamente assente.
Quindi c’è una chiara scelta politica ed economica che questa maggioranza sta facendo ad esclusivo danno dei lavoratori.
Senza timore di smentita, suffragato da studi specifici, è risaputo che nei Paesi dove i governi hanno adottato misure per aumentare gli stipendi, a partire dall’adozione del salario minimo, questi Paesi hanno avuto un incremento significativo del Pil e di entrate fiscali per maggiori consumi interni.
Bassi salari bassi consumi!
Le Politiche salariali sono Politiche economiche e di giustizia sociale a tutti gli effetti.
Rinnovare i contratti quindi non rappresenta solo un diritto per le lavoratrici e i lavoratori, ma è un investimento per la crescita dell’intero sistema economico.
Inoltre, è necessaria una contrattazione sempre più innovativa che tiene conto delle nuove tecnologie e, oltre al recupero salariale, deve includere tematiche riguardanti l’organizzazione del lavoro e la riduzione di orario a parità di salario.
Pino Pizzo – Segreteria Cgil Varese