Un mix di norme che spaziano su molti temi. Con il filo rosso di rendere i lavoratori più deboli e precari. E senza confronto con i sindacati
Il Collegato al Lavoro, ovvero il disegno di legge in materia di lavoro collegato alla manovra di bilancio e di finanza pubblica, è stato approvato alla Camera lo scorso 9 ottobre e si articola in 33 articoli che introducono norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, la modifica della disciplina di alcuni contratti di lavoro e novità in tema di obblighi contributivi e ammortizzatori sociali.
Un coacervo di norme disarticolate tra loro, disorganica e dannosa, come spesso avviene in materia di lavoro in questi ultimi anni.
Si vendono queste misure spot come investimento per migliorare la dignità e la qualità del lavoro contro le difficoltà e le disuguaglianze che vivono i giovani e le donne, ed invece, il risultato è rendere il lavoro ancora più precario e povero.
Sul lavoro somministrato dalle agenzie per il lavoro per esempio, le regole si semplificano fino ad arrivare che le aziende potranno privilegiare questa forma di “lavoro in affitto” oltre le percentuali oggi previste (30%) nel rapporto con i lavoratori dipendenti, optando per questa forma di lavoro a scapito di rapporti di lavoro più duraturi e stabili.
Si ampliano le possibilità del ricorso al lavoro stagionale e, se aggiungiamo l’estensione della durata dei contratti a termine introdotto con il Decreto Lavoro approvato l’anno scorso, il piatto ampio e completo della precarietà è servito.
Su salute e sicurezza si cambia sulla sorveglianza sanitaria, visite mediche e ricorsi. Il vizio della flat tax prende il largo anche grazie a contratti misti (contratti di lavoro che, oltre ad una quota di prestazione subordinata, prevedono lo svolgimento contestuale di attività di lavoro autonomo), attraverso accordi di prossimità e la certificazione degli stessi, superando la clausola ostativa al regime forfettario (che, tradotto, significa con le false partite Iva assistiamo al lavoro dipendente che diventa un po’ autonomo e un po’ no, ma detassato!).
Si potrà lavorare a determinate condizioni durante la cassa integrazione e cambia il conteggio del periodo di prova nei contratti a termine.
Si vuole introdurre un unico contratto di apprendistato duale con la possibilità di trasformare l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale anche in apprendistato professionalizzante, prolugandone quindi la durata e le condizioni retributive e quindi penalizzandolo.
L’equiparazione dell’assenza ingiustificata alle dimissioni volontarie, un intervento che rischia di trasformare in dimissioni automatiche anche assenze non originate dalla scelta e dalla volontà del lavoratore.
Insomma, le norme qui sopra sommariamente descritte non promettono nulla di buono. In attesa dell’approvazione in Senato e quindi della sua versione definitiva, rinviamo ogni ulteriore considerazione.
Non nutriamo grandi speranze di trasformazione in positivo nel passaggio al Senato, anche perché queste leggi vengono discusse e “varate” in Commissione Lavoro, avviene ormai da tempo così, esautorando di fatto il Parlamento ed annessa democrazia parlamentare per diventare purtroppo ormai una mera formalità a danno dei lavoratori. Il tutto, com’è consuetudine, senza aprire alcun confronto preventivo con le Organizzazioni Sindacali.
Pino Pizzo – Segreteria Cgil Varese