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Attualità della Resistenza (nel solco di Primo Levi)

I valori della Resistenza e dell’antifascismo a 80 anni dalla liberazione dal nazi-fascismo

Ci interroghiamo spesso su come trasmettere i valori della Resistenza alle e ai più giovani. Non è un interrogativo nuovo, ma si pone con ancora maggior urgenza in questi anni in cui questi valori sono sempre più minacciati a causa della convergenza di diversi fattori: i successi elettorali dell’estrema destra; il controllo dell’informazione; l’emergere di nuovi strumenti tecnologi – pensiamo all’intelligenza artificiale; il progressivo venir meno dei testimoni.

Una risposta sta sicuramente nel cercare non solo di trasmettere i valori, ma di far sentire le nuove generazioni parte integrante, fondamentale, di quella storia. Nel 1960, Primo Levi rispose molto meglio di me a questa domanda, sostenendo che fosse necessario rivolgersi ai più giovani, a chi non aveva vissuto in prima persona la Resistenza, parlando loro «un po’ meno di gloria e di vittoria, di eroismo e di sacro suolo; e un po’ più di quella vita dura, rischiosa e ingrata, del logorio quotidiano, dei giorni di speranza e di disperazione, di quei nostri compagni morti accettando in silenzio il loro dovere. […] Solo così i giovani potranno sentire la storia più recente come un tessuto di eventi umani, e non come un “pensum” da addizionare ai molti altri dei programmi ministeriali».

È una storia collettiva, quella dell’antifascismo. Che comincia molto prima dell’8 settembre 1943 e che prosegue dopo il 25 aprile. Ed è una storia di giovani, di uomini, di donne e di figli. Sono queste storie che dobbiamo provare a raccontare, grandi e piccole che siano.

Alcuni anni dopo, Levi farà di un suo carissimo amico, Sandro Delmastro, fortissimo alpinista e protagonista di “Ferro”, uno dei racconti che compongono “Il sistema periodico”. Delmastro era stato ucciso dai nazifascisti nell’aprile del 1944 e, nella conclusione del racconto, Levi si interroga sul come ricordarlo: “Oggi so che è un’impresa senza speranza rivestire un uomo di parole, farlo rivivere in una pagina scritta: un uomo come Sandro in specie. Non era un uomo da raccontare né da fargli monumenti, lui che dei monumenti rideva: stava tutto nelle azioni, e, finite quelle, di lui non resta nulla; se non parole, appunto”.

Stefano Catone – autore e tra i fondatori della casa editrice People

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