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A volte ristornano

Anche l’ultima occasione dell’anno per chiudere con un’intesa l’annosa questione della tassa sulla salute è sfumata. Il doppio passaggio di fine anno dell’incontro tra CGIL CISL e UIL frontalieri con l’assessorato ai rapporti con la Svizzera prima ed alla commissione speciale di Regione Lombardia, si è concluso con un nulla di fatto rinviando verosimilmente a gennaio 2026, ben 24 mesi dopo la sua entrata in vigore, la sua prevedibile applicazione. Il quarto e presumibilmente ultimo incontro con l’assessorato della regione che per numeri è oggettivamente la sola interessata all’applicazione della norma nazionale tra le quattro confinanti, ha segnato il passo di fronte al rigetto della proposta delle organizzazioni sindacali italiane di trasformare la tassa in un contributo effettivo su base volontaria in cambio di una contropartita di “servizio” (un’ipotesi che richiama i fondi integrativi dei CCNL italiani).

Una soluzione che avrebbe anche eliminato il tema della doppia imposizione che rende impraticabile la tassa per le OO.SS., ora pronte al ricorso alla Corte Costituzionale. Ma neppure la richiesta di una riflessione sull’uso dei ristorni e sulla compatibilità di una richiesta di un’ulteriore imposizione proprio mentre i ristorni realizzano il record di sempre con 128 milioni di euro e mentre, contestualmente, il consiglio regionale della Lombardia approva a maggioranza una mozione che chiede al Governo lo spostamento delle differenze tra quanto garantito nel trattato internazionale del 2020 (89 milioni) ed il consuntivo odierno da destinarsi a interventi sul territorio (per “garantire servizi, lavoro e competitività“). E, per non farsi mancare nulla, mentre alcuni sporadici episodi di cronaca ci rimandano all’uso improprio dei ristorni (finiti, tra le altre cose, letteralmente nei bagni di un Comune del lecchese).

Dopo i voli pindarici intorno alla possibile costituzione di un welfare di frontiera, la montagna ha partorito un piccolissimo topolino: la possibilità di decurtare dalla tassa pagata l’eventuale assicurazione sanitaria privata se stipulata solo per servizi previsti tra i LEA (livelli essenziali di assistenza), davvero sotto il minimo sindacale. Nulla di nuovo neppure dalla commissione speciale Italia Svizzera che torna a sentire i frontalieri esattamente due anni dopo, questa volta con meno certezze sulla “laboriosità lombarda” che avrebbe risolto in poche settimane la questione, le parole di allora. Ben 104 settimane più tardi la commissione, più volte sollecitata dalle organizzazioni confederali e convocata su istanza del PD, non scioglie alcuna delle questioni sul tavolo: criteri del prelievo (la percentuale minima del 3% dovrà comunque contenere un criterio di progressività, verosimilmente inversamente proporzionale ai carichi familiari immaginiamo), i numeri dei destinatari nel settore sanitario e conseguentemente le risorse, il gettito atteso in virtù di dati mancanti più volte e senza successo richiesti alla Svizzera, i tempi di pubblicazione del decreto attuativo nel mezzo della tempesta della legge di Bilancio. Insomma, anche i gruppi regionali navigano a vista.

Non pervenute nel frattempo le altre Regioni che, in tutt’altre faccende affaccendate, attendono l’esito lombardo. Dopo averle tentate tutte, pare che l’attesa sia la parola chiave di questa vertenza: la Regione Lombardia attende i Ministeri della Salute e del MEF, le altre i lombardi,  noi attendiamo il decreto attuativo per portarlo davanti alla Corte Costituzionale, migliaia di “vecchi” frontalieri attendono di sapere, a pochissimi giorni dalla chiusura dell’ennesimo anno fiscale, cosa ne sarà dei loro salari netti, mengtre migliaia di lavoratori del settore sanitario attendono il promesso incremento salariale derivante dalla nuova tassa sui frontalieri; non proprio il più elegante dei percorsi negoziali.

Tuttavia, continuiamo a pensare che se la discussione fosse portata nei luogo proprio del tavolo interministeriale istituito con legge 83/23, avviato a febbraio e bloccato dal Ministero alla discussione sul suo funzionamento, molte delle questioni che affliggono il lavoro di frontiera potrebbero verosimilmente essere risolti: alla tassa sulla salute infatti si aggiunge la mancata previsione della nuova NASPI ed i problemi dell’AUUF per il quale l’Italia è in procedura d’infrazione a seguito di una nostra iniziativa. Se qualcuno volesse riprendere la discussione il sindacato confederale è sempre qui,

Giuseppe Augurusa – Responsabile nazionale frontalieri CGIL

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