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Non autosufficienza e salute pubblica

ll 3 dicembre è stata la giornata internazionale della disabilità, proclamata nel 1981 con lo scopo di promuovere i diritti e il benessere delle persone disabili, purtroppo dobbiamo constatare che nel nostro Paese siamo ancora ben lontani dal pieno riconoscimento dei diritti di salute e cura delle persone non autosufficienti in particolare degli anziani.

Il tema dell’invecchiamento della popolazione è una costante di questi anni e lo sarà ancor di più per i prossimi con la crescente incidenza della non autosufficienza e il mutamento delle strutture familiari con un elevato numero di persone sole, questo trend sta determinando un profondo cambiamento del sistema socio- sanitario dei servizi per la non autosufficienza sia a livello regionale e nazionale.

Dal punto di vista normativo e delle politiche sociali in capo ai vari governi questa tematica è stata a lungo trascurata e segnata da una significativa inerzia istituzionale, come SPI e Cgil unitariamente con gli altri sindacati e altre associazioni abbiamo in questi anni lottato per avere una revisione del sistema socio sanitario completamente inadeguato rispetto alle tante problematiche il cui peso è scaricato sulle spalle delle famiglie, attraverso mobilitazioni e campagne di raccolta firme per avere una legge sulla non autosufficienza.

Gli effetti della pandemia di Covid-19 e le sue drammatiche conseguenze ha portato il legislatore a inserirla tra gli obiettivi strategici del PNRR, in particolare la missione 5 – Inclusione e Coesione sociale ha previsto l’approvazione di una riforma organica e strutturale dedicata alla non autosufficienza e la missione 6  – dedicata alla salute per rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale con il potenziamento dell’assistenza territoriale (smantellata da Regione Lombardia a partire dal 1997 era Formigoni fino alla legge 22/2021 dove vengono inserite le misure rese obbligatorie dal PNRR – Case di Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali, telemedicina ecc..)  accanto a questo le continue mobilitazioni hanno portato finalmente all’approvazione della legge delega 33/2023 sulla non autosufficienza contenente i principi chiave in attesa dei decreti attuativi. Sarà da vedere nella manovra economica che è in discussione quante risorse saranno messe a disposizione per finanziare l’implementazione delle misure.

La situazione in provincia di Varese non è molto diversa dalla situazione nella nostra regione gli anziani over 65 sono 220.924 di cui 72.931 over 80 e 38.495 over 85 (numero che corrisponde anche a potenziali caregiver) numerosi sono gli anziani che vivono da soli in condizioni di fragilità, parziale autosufficienza e non autosufficienza con conseguente isolamento per la mancanza di una rete familiare, in Lombardia il 4,3% degli anziani over 65 risulta non autosufficiente e dopo gli 80 anni la percentuale aumenta al 40%.

Possiamo quindi dire che la situazione per le persone non autosufficienti e le loro famiglie sta diventando sempre più pesante e rischia di diventare una bomba sociale, delle 20 Case di Comunità  previste 12 sono state attivate, ma solo 4 rispettano i criteri del DM 77, (con tutti i servizi previsti) entro marzo 2026 si dovrebbe completare la ristrutturazione degli edifici e entro l’anno l’apertura, le incognite più grosse rimangono quella dell’assunzione del personale e delle risorse del PNRR che finiranno nel 2026.

Ad oggi quindi in attesa del potenziamento dell’assistenza domiciliare e territoriale le persone e le famiglie devono fare i conti con l’aumento delle rette delle RSA (In alcuni casi sono state aumentate di 10 euro al giorno) su questo tema è in atto un confronto con regione Lombardia e Organizzazioni Sindacali. Anche i comuni hanno visto in questi anni aumentare la spesa sociale dedicata agli anziani e in particolare l’aumento dei costi per pagare le rette delle persone indigenti.

Nel territorio della provincia di Varese le RSA sono 57 con 5440 posti di cui 298 di nucleo Alzheimer, i Centri Diurni sono 20 con 507 posti e 22 strutture RSA che effettuano la RSA aperta che prevede interventi di natura socio sanitaria a domicilio.

Ats Insubria si colloca al terzo posto in Lombardia dietro a Milano e Monza Brianza per costo delle rette nelle RSA con una media di 75/80 euro al giorno, per i nuclei Alzheimer si arriva a 120 euro giorno.

Vi è poi tutto il mondo delle badanti e dei cargiver familiari.

Siamo quindi ancora ben lontani per il pieno riconoscimento dei diritti di salute e di dignità delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente, spesso sole, grandi disagi, sofferenze, rischi di impoverimento per mettere al centro il valore della persona in ogni fase della vita, come vuole la nostra Costituzione.

Lo Spi – Cgil con i suoi sportelli sociali diffusi in tutte le leghe sul territorio incontrano quotidianamente persone e famiglie che hanno a che fare con il problema della non autosufficienza che non conoscono la rete dei servizi socio sanitari e le misure previste da regione Lombardia, dallo Stato e dai comuni aiutandoli al riconoscimento dei loro diritti.

A questo si aggiunge la drammatica situazione delle liste d’attesa dove in particolare le persone anziane e non autosufficienti, le più bisognose, non essendoci ancora la presa in carico da parte delle strutture pubbliche Ospedaliere e Case di Comunità se non in minima parte, si trovano costretti a ricorrere al privato, o a rinunciare alle cure nel caso non possano permettersi di andare a pagamento.

E qui occorre fare uno sforzo da parte della nostra organizzazione per diffondere il più possibile il lavoro degli sportelli SOS liste d’attesa per fare i ricorsi nei confronti delle ASST per esercitare un diritto che non tutti i cittadini conoscono.

Ecco perché come SPI e CGIL assieme gli altri sindacati continueremo la nostra battaglia nei confronti di Regione Lombardia sulla questione delle rette nelle RSA e tutte le altre questioni legate alla Sanità e nei confronti del Governo affinchè alla legge 33/2023 vengano finanziati tutti i decreti attuativi.

Giampietro Camatta, Segreteria Spi Cgil Varese

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