Da tempo, vige e cresce in Italia un certo disallineamento – spesso alimentato ad arte – tra ciò che accade nella realtà alle persone in carne ed ossa e le dichiarazioni del Governo e dei politici ed opinionisti che lo sostengono. Spesso la realtà più evidente viene stravolta e raccontata alla rovescia. Ad esempio uno dei problemi brandito con forza è stato il reddito di cittadinanza: una volta tolto di mezzo, sono aumentate le fila dei poveri e del lavoro nero. Sempre utile alla propaganda lo stillicidio mediatico di una invasione dello straniero che non esiste. Non esiste nessuna invasione. Esiste la complessità dell’immigrazione ed emigrazione da governare al meglio, tema articolato che porta con sé complicazioni ma anche diverse occasioni per il nostro paese. Altro che costosissime galere oltre confine! Con la stessa logica il governo ha approvato il decreto sicurezza, insieme ai nuovi reati troviamo anche la grave pretesa di limitare le proteste.
Una brutta abitudine, quella di agire come in una campagna elettorale che non finisce mai, che in questi ultimi due anni è divenuta vera e propria propaganda. Quella più grossolana che mira esclusivamente ad agire sulle opinioni dei più, sulla percezione collettiva per carpire pareri favorevoli al sostegno delle scelte di questo governo deprimendo e a volte denigrando violentemente posizioni diverse. Il risultato è l’aumento pericoloso dell’astensionismo dal voto, dalla partecipazione alla vita democratica del nostro paese.
Guardare dentro i dati, conoscere le complessità e considerare soprattutto l’aumento delle disuguaglianze è per noi di prioritaria importanza perché proprio non c’è riscontro tra gli annunci e le condizioni delle persone che invece peggiorano.
L’andamento positivo dichiarato dal Governo è vero?
È stato vero, in parte, ma temporaneo. Frutto soprattutto della ripresa dopo lo stop dovuto al covid e ai bonus in edilizia. Non è di certo frutto del rilancio grazie agli investimenti in sviluppo e in politiche industriali. Infatti la ripresa è già finita. Il pil cresce dello ‘zero virgola’, e la produzione industriale, cioè la somma delle attività, è in calo da più di un anno e mezzo, la domanda interna, cioè i consumi e gli investimenti privati, è ferma, le esportazioni risultano in negativo rispetto all’anno scorso e negli ultimi mesi è aumentato l’uso della cassa integrazione. Ci sono interi settori in crisi, come quello dell’elettrodomestico, dell’automotive e della gomma plastica.
L’occupazione cresce?
È cresciuto il numero dei rapporti di lavoro stipulati ma la gran parte di questi sono part time e lavori precari che significa paga bassa e reddito a termine. Per come vengono raccolti i dati anche solo una sola settimana di lavoro è parificata ad un contratto stabile e a tempo pieno ed è chiaro che non sono la stessa cosa. Come si può mantenere sé stessi e la propria famiglia con un contratto a 10 ore settimanali o con una scadenza di contratto settimanale? Cresce il lavoro sommerso, sono arrivati a 6 milioni le persone che lavorano in nero, malpagati e a zero tutele. Il 20 % dei lavoratori ha un reddito pari o inferiore a 11mila euro l’anno. E in più, secondo l’Istat, a settembre si sono persi 63mila posti di lavoro. Non si arresta l’esodo di giovani che vanno via dall’Italia. E le donne? Stanno sempre peggio rispetto agli uomini, sia come salari che come tipo di contratti di assunzione, e di conseguenza anche come situazione contributiva. Come può difendersi una donna da una condizione di violenza se non trova un lavoro utile a renderla economicamente indipendente? E in più non si combatte l’inverno demografico se non si investe sulla buona e piena occupazione femminile. E anche su questo la prima donna presidente del consiglio non sta adottando politiche di sostegno per le donne che sono più della metà della popolazione attiva. Non diminuiscono gli infortuni, neanche quelli gravi e mortali. Diciamo che anche su questo vale il motto del governo “non disturbare chi vuole fare”.
Il sistema pensionistico così com’è non regge?
Regge ed è in equilibrio. Attualmente la bilancia fra contributi versati e pensionati riporta un +3%. Situazione sostenibile quindi ma che deve essere messa al riparo dalla spesa sull’assistenza che vale un quarto del totale. Ma soprattutto bisogna garantire la sostenibilità del sistema garantendo il gettito dei contributi da rapporti di lavoro stabili a tempo pieno e di qualità. Anche su questo le scelte del governo vanno in direzione opposta: anziché intervenire contro la precarietà, questa la si moltiplica e la si affianca alla condizione di lavoro autonomo con patita iva, deprimendo ancora di più sia le condizioni di chi lavora che il gettito contributivo. Ma soprattutto il sistema pensionistico va rivisto modificando la riforma Fornero, con questo governo pienamente attuata nonostante i grandi proclami elettorali ben noti. La previdenza insieme alla scuola e alla sanità è parte centrale del welfare da difendere dai continui tagli per fare cassa. Recupero dell’inflazione, estensione della 14ma, il riconoscimento dei lavori usuranti, del lavoro di cura, la non autosufficienza, alcune delle richieste di interesse collettivo.
Nella legge di bilancio 2025 le risorse per la sanità sono aumentate?
Al contrario, sono diminuite. Se si lega la percentuale degli investimenti alle previsioni dell’andamento del prodotto interno lordo (in diminuzione) e in più non si calcola l’erosione dell’inflazione da recuperare, significa la diminuzione programmata degli investimenti nel servizio sanitario nazionale. Il servizio pubblico/statale della sanità è il grande malato. Questo governo prosegue con i tagli avvenuti anche in passato prima del covid, e abbiamo tutti sperato che dopo la tragedia della pandemia questo non dovesse più accadere. Come non vedere che c’è in atto un disegno diabolico di messa in difficoltà del servizio sanitario nazionale a favore di un sistema privato che sta approfittando dei punti deboli creati (o non risolti) ad arte? Assumere e pagare adeguatamente i medici, gli infermieri e il personale nelle diverse mansioni a supporto, limitare l’attività privata dentro le strutture pubbliche per eliminare le lunghe liste d’attesa, organizzare il lavoro e il servizio con ripristino della medicina preventiva e di genere a tutte le età, il rinnovo dei CCNL pubblici e privati sono azioni imprescindibili per tenerci il sistema universalistico che conoscevamo e che vogliamo mantenere e migliorare.
I tagli sono necessari per ridurre il debito?
No, si può e si deve intervenire sulle entrate. Le risorse sono necessarie per gli investimenti in politiche industriali che incentivano la sostenibilità e raggiungono gli obiettivi previsti nel 2030 ma anche per il mantenimento del welfare. Il ritorno dell’austerità appoggiato anche da questo governo, con il pesante piano di rientro sul debito per i prossimi 7 anni, rischia certamente di mettere in difficoltà il sistema manufatturiero del nostro paese insieme e a praticare inaccettabili tagli al welfare. È urgente una riforma fiscale che abbia come obiettivo l’allargamento della platea di contribuenti che pagano l’Irpef, dato che oggi quasi l’intero gettito è pagato da lavoratori dipendenti e pensionati. Rimodulare le imposizioni con una progressività maggiore: chi ha di più deve pagare di più. Recuperare l’evasione fiscale che si sta muovendo praticamente indisturbata. Le rendite da grandi patrimoni, siano essi immobiliari e/o finanziarie, non possono continuare a essere tassate meno delle buste paghe e delle pensioni. Un sistema basato sull’attività privata, sulle assicurazioni sanitarie sarebbe un sistema che non garantisce a tutti il diritto alla cura, ma solo a chi può permetterselo.
Sono tante le domande e le relative risposte che stiamo affrontando nella campagna di assemblee in preparazione allo sciopero generale proclamato per il 29 novembre prossimo da CGIL e UIL. Nei giorni scorsi gli scioperi e le manifestazioni dei lavoratori dell’automotive, della pubblica amministrazione, dei pensionati, della scuola hanno posto questioni importanti al sistema delle imprese e al Governo che fino ad ora non hanno avuto risposta.
Il nuovo presidente USA è Donald Trump. Di nuovo, con più forza. Staremo a vedere cosa succederà negli USA e a livello internazionale. Il pensiero costante però va alle popolazioni colpite dalle guerre. Come avvenuto di recente il 26 ottobre proseguiremo a dire stop a tutte le guerre.
Avanti tutta.
Stefania Filetti – Segretaria generale CGIL Varese