Dopo le ultime elezioni europee, l’Italia affronta con fatica la prima fase post-elettorale, a confronto con un Parlamento che è stato ridefinito dal voto popolare. Quale la situazione dell’Europa? Quali i problemi aperti per l’Italia? Quali i pericoli? Abbiamo sentito Salvatore Marra, coordinatore Area politiche europee e internazionali Cgil Nazionale
Quali le condizioni dell’Italia sul fronte europeo dopo le ultime elezioni?
L’Italia, dopo le elezioni, appare come sconfitta e irrilevante per responsabilità del governo Meloni. Una conseguenza della decisione del governo italiano di non porsi in una posizione di dialogo, ma di accettare un confronto forzato con la Von Der Leyen. Dunque una fase da cui usciamo perdenti, sia per le posizioni di vertice che da un punto di vista delle tematiche.
Aspetti positivi?
Nel Parlamento europeo, l’Italia, dopo l’uscita del Regno unito, si trova ad occupare il terzo posto per numero di deputati eletti. Siamo riusciti a fermare l’avanzata dell’estrema destra, che a livello europeo si è divisa e che non è riuscita ad esprimere posizioni apicali, a differenza del centrosinistra che vede Decaro all’Ambiente, Tinagli all’Economia. Da parte nostra, come Cgil, vogliamo rafforzare il nostro ufficio di Bruxelles e cercare di influire sulle Commissioni parlamentari.
Resta ancora sul tavolo la presenza in Europa delle forze di destra estrema?
Sì, senza dubbio. Siamo davanti ad un quadro che vede fascisti e neofascisti presenti in Europa e nel mondo. Governi autoritari, dittature, tutte realtà ben organizzate e ben finanziate. Manca invece una formazione ampia e capace di mobilitarsi di carattere anti-nazista e anti-fascista. Come Cgil stiamo cercando di rafforzare una rete internazionale dei sindacati antifascisti e vogliamo continuare su questo fronte e proseguire senza tregua in questa battaglia. E’ vero che importanti Paesi europei (Francia, Spagna, Germania) non sono guidati da queste forze, ma resta il fatto che i numeri delle adesioni alle destre sono preoccupanti.
Come è possibile respingere questa lunga onda nera?
Occorre ridare fiato e rilanciare il tema della partecipazione dei cittadini, come stiamo facendo con le varie campagne referendarie sul lavoro e sull’autonomia differenziata. E poi c’è necessità di rafforzare le politiche sociali nel nostro Paese, soprattutto dicendo stop alla precarietà del lavoro e ribadendo l’importanza dei diritti. Senza questo abbiamo davanti solo una prospettiva di desertificazione dei servizi pubblici e di odio per il diverso.
Un’alternativa di governo alle destre è possibile anche in Italia?
Certamente sì, come è accaduto con la vittoria del Labour Party e con la “diga democratica” che si è costituita in Francia. Per nostra fortuna, il governo italiano della Meloni è isolato a livello internazionale: abbiamo visto un G7 del tutto irrilevante, privo di gambe e di braccia soprattutto sulla questione fondamentale della pace. Mentre si è voluto abbracciare una posizione filo-atlantista pura, magari arrivando a presentare il Piano Mattei come una regalia ai Paesi africani. Posizioni che condannano il nostro Paese all’irrilevanza e che a tutto possono ambire tranne che a ridare centralità all’Italia.
A.G.