A ottant’anni dagli scioperi del marzo 1944 un viaggio della memoria a Mauthausen, Gusen, Hartheim significa ritornare su quel cruciale momento della storia del nostro paese per costruire una memoria consapevole tra le nuove generazioni. La CGIL di Varese anche quest’anno ha aderito e co-organizzato, con il Comitato “In treno per la Memoria” di CGIL CISL e UIL Lombardia, un viaggio nella memoria e per la memoria, con tre specifici percorsi di studio (Mauthausen, Gusen, Hartheim).
All’indomani dello sciopero, il 9 marzo 1944, il New York Times osservava: “in fatto di dimostrazioni di massa non è avvenuto niente nell’Europa occupata che si possa paragonare con la rivolta degli operai italiani”. Fu il primo atto di insubordinazione collettiva contro l’occupante e il suo collaboratore fascista, segno evidente che quel filo ininterrotto dell’antifascismo non era stato completamente cancellato e sapeva ancora legare e mobilitare uomini e donne che nella rivendicazione di diritti molto concreti guardava a un modo di essere comunità diverso dalla violenza, dall’ideologia che uccide, dal razzismo del fascismo.
Lo sciopero mobilitò, dall’1 all’8 marzo, soprattutto il triangolo industriale del Nord Ovest: la repressione nazifascista, gli arresti e le deportazioni, furono inesorabili, soprattutto in Lombardia e sono state coinvolte anche aziende del nostro territorio come la Ercole Comerio di Busto Arsizio o la Franco Tosi di Legnano e per i più, tra gli operai deportati, il luogo d’approdo fu proprio Mauthausen.
Ridare visibilità a Mauthausen e ai suoi campi satelliti, che non sono più oggi simboli dell’universo concentrazionario, significa riappropriarsi insieme alle nuove generazioni di una storia che rischia di scivolare nel non detto degli stereotipi che oggi usiamo per mandare a memoria i Lager.
A partire dagli scioperi del marzo del 1944, l’universo concentrazionario pone in modo esplicito il tema del lavoro che, come diceva Primo Levi, è essenziale per imparare a considerare i Lager come impianti pilota del futuro pensato dal nazifascismo per l’Europa.
Il viaggio nel suo complesso è stata l’occasione per affrontare la deportazione dentro la storia del nazifascismo, comprendendone le ragioni storiche, politiche ed economiche e le implicazioni culturali e sociali. Se l’obiettivo generale è provare a confrontarsi con le tracce materiali lasciate dal passato, per imparare a non semplificare la storia e a coglierne la complessità senza cedere a facili revisionismi. La proposta è diventare eredi delle storie di alcune donne e alcuni uomini che pagarono con la loro partecipazione allo sciopero. Si tratta di una modalità particolare di affrontare i Lager, per non pensarli come luoghi carichi solo degli orrori vissuti dalle vittime, ma come luoghi ricchi di vita, carichi di sogni che guardavano a quel futuro che è diventato il nostro presente.
Un’esperienza importante per tutti noi che abbiamo partecipato a questo “viaggio nella memoria” e non si tratta di pensare alla morale del viaggio, ma ad un bagaglio di curiosità, emozioni, pensieri che abbiamo portato a casa, consapevoli che prendersi cura dell’immaginario proprio e della propria collettività è un modo di fare Memoria tutti i giorni, praticandolo come stimolo alla conoscenza, come pungolo dell’immaginazione, come compagna di donne e uomini inquieti e vigili sul presente, ma capaci di non rinunciare a rischiare di fronte al futuro.
Pino Pizzo – Segreteria Cgil Varese